I partigiani c’erano anche al Sud: addio a Guido Di Cosmo

Non amo particolarmente parlare della Resistenza e della “guerra civile” che venne combattuta in Italia tra il 1943 e il 1945 perché, nonostante siano passati quasi settant’anni, ogni volta che si affronta l’argomento, esso viene scodellato sempre accompagnato da un “companatico” ideologico che poco mi piace e poco è consono alla Storia (intesa proprio con la maiuscola). Eppure c’è un dato, che spesso viene assunto come evidente ed assodato dalla maggioranza degli italiani, da smentire: la Resistenza è stata fatta solo al Nord, tra le valli padane, le montagne dell’Appennino tosco-emiliano e delle Alpi.

I partigiani, invece, c’erano anche al Sud ed in particolare nel mio Abruzzo si era formata una speciale unità partigiana, la “Brigata Majella” che ha al suo attivo diverse caratteristiche straordinarie: fu l’unica ad essere decorata di medaglia d’oro al valor militare alla bandiera, fu tra le pochissime formazioni partigiane aggregate all’esercito alleato dopo la liberazione dei territori d’origine, assieme alla 28^ Brigata Garibaldi “Mario Gordini” ed alla Divisione “Modena-Armando” e fu la formazione combattente con il più lungo e ampio ciclo operativo, continuando a lottare risalendo la Penisola sino alla liberazione delle Marche, dell’Emilia-Romagna e del Veneto.

Guido Di Cosmo

Comandante di questa gloriosa unità, orgoglio dell’Abruzzo, era Ettore  Troilo di Torricella Peligna, scomparso nel 1974, e il suo vice era Domenico Troilo, di Gessopalena, morto nel 2007 e che ho diverse volte incontrato ed anche una volta intervistato. Ieri è deceduto invece uno dei più giovani combattenti in quella brigata, che era di Chieti e che ha fatto anche la storia urbanistica della città: Guido Di Cosmo.

Ecco il mio commosso ricordo pubblicato questa mattina su Il Tempo:

 

Un altro degli storici componenti della Brigata Majella, l’unica formazione partigiana del centro sud che ha avuto il privilegio di essere stata integrata nei quadri delle forze armate alleate nella risalita vittoriosa dell’Italia tra il 1943 e il 1945, è morto ieri mattini: a 87 anni, infatti, nella sua abitazione si è spento Guido Di Cosmo, che fu tra i primi ad entrare tra le fila dei partigiani abruzzesi e vivere accanto ai comandanti Ettore e Domenico Troilo l’epopea della Liberazione. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si impegnò anche come consigliere della fondazione intitolata alla gloriosa brigata partigiana, di cui assunse anche la presidenza per diversi anni. Il nome di Guido Di Cosmo, però, in città è legato anche alla sua importante attività di imprenditore nel settore edile: particolarmente importanti le sue realizzazioni di edifici privati a partire dagli anni Settanta e soprattutto per l’ideazione e la costruzione del Theate Center, il complesso urbanistico di via Spezioli, sorta sulle macerie di un’ex fornace e che doveva diventare, nei sogni del costruttore, un importante centro direzionale. L’obiettivo è stato centrato in parte, visto che nella “cittadella” realizzata a cavallo degli anni Ottanta hanno trovato stabile dimora la nuova sede provinciale dell’Inps, il comitato provinciale del Coni, gli uffici della Confesercenti, diversi studi professionali ed abitazioni private, oltre ad una galleria commerciale che ha registrato sempre alti e bassi. Quel che vi mancava e che il geometra Di Cosmo aveva sempre desiderato realizzarvi era un albergo. Dei tre figli, Gianni, ingegnere, ha seguito le orme paterne ed è presidente della società che ha realizzato il Villaggio dei Giochi del Mediterraneo, Luciano si occupa di sport (vicepresidente, con il fratello, della squadra di basket teatina), mentre Carmelina è stata assessore per cinque anni nella giunta guidata dal sindaco Francesco Ricci. I funerali dell’imprenditore si svolgeranno questa mattina alle 10.30 nella cattedrale di San Giustino.

 

Di lui, personalmente, ricordo i colloqui avuti quando mi sono occupato, in diverse occasioni, del Theate Center: mi spronava sempre a citare la questione dell’hotel che non era ancora riuscito a realizzare (per problemi di natura burocratico-urbanistica) e che era il suo cruccio principale come costruttore. L’ho conosciuto come imprenditore, solo troppo tardi l’ho scoperto come partigiano: avrei potuto scrivere storie interessanti, facendo il paio con quella raccontatami da Domenico Troilo.

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