Lo schema del decreto sulle professioni e sugli Ordini è arrivato: ora il confronto, si spera!
Mentre l’attenzione di tutta la stampa nazionale era (giustamente) fissata sulle norme previste dal cosiddetto “Decreto Sviluppo”, dal Consiglio dei Ministri di ieri è venuta anche l’approvazione dello “schema di regolamento di attuazione” del cosiddetto “Decreto di Ferragosto”, quello del 13 agosto 2011 che ridisegna il volto degli Ordini professionali, giornalisti compresi.
Questo è il comunicato emesso da Palazzo Chigi (gli “a capo” sono miei per individuare le sezioni più importanti):
Roma, 15 giugno 2012. “Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare uno schema di regolamento di attuazione dei principi dettati dall’articolo 3, comma 5, del Decreto Legge n. 138 del 2011 in materia di professioni regolamentate”. Lo riferisce il comunicato di Palazzo Chigi diffuso al termine della riunione del governo e pubblicato nel sito http://palazzochigi.it . “Il DPR riguarda tutte le professioni ordinistiche, fatte salve in particolare le specificità di quelle sanitarie. Lo schema di decreto contiene misure volte a garantire l’effettivo svolgimento dell’attività formativa durante il tirocinio e il suo adeguamento costante all’esigenza di assicurare il miglior esercizio della professione e quindi l’interesse dell’utenza.
È prevista l’obbligatorietà della formazione continua permanente. La violazione di questi obblighi è sanzionata disciplinarmente.
È stabilita inoltre l’obbligatorietà dell’assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale, della quale deve essere data notizia al cliente.
La funzione disciplinare è affidata ad organi diversi da quelli aventi funzioni amministrative; allo scopo è prevista l’incompatibilità della carica di consigliere dell’Ordine territoriale o di consigliere nazionale con quella di membro dei consigli di disciplina territoriali e nazionali corrispondenti.
La pubblicità informativa è consentita con ogni mezzo e può anche avere ad oggetto, oltre all’attività professionale esercitata, i titoli e le specializzazioni del professionista, l’organizzazione dello studio ed i compensi praticati.
Con l’entrata in vigore del decreto in esame saranno abrogate tutte le norme incompatibili con quelle introdotte dal predetto.
Successivamente, il Governo, entro il 31 dicembre 2012, provvederà a raccogliere le disposizioni aventi forza di legge che non risultano abrogate per effetto dell’articolo 3, comma 5 bis, del citato Decreto Legge”.
Il dpr è già al vaglio del Consiglio di Stato, che dovrà emettere un parere. Successiva,mente il dpr tornerà all’esame del Consiglio dei Ministri per il varo definitivo. seguirà la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della Repubblica.
Lo schema di decreto, come si vede, non contiene nulla di nuovo. Quel che ora è decisivo sarà l’incontro dei vertici dell’Ordine dei Giornalisti con il Ministro della Giustizia, Paola Severino, per mettere a punto le “specificità” della professione giornalistica che non può, sic et simpliciter, recepire le norme generali previste dallo schema di decreto: tra di esse, ovviamente, lo status dei pubblicisti (che a tutt’ora non sono contemplati dalla riforma, quindi ancora più urgente far partire il confronto con il Ministero), l’assicurazione obbligatoria (che appare del tutto fuori luogo per i giornalisti), le norme transitorie (molte delle quali, per fortuna, sono di esclusiva competenza del Consiglio nazionale dell’Ordine).
A proposito di Consiglio nazionale, attendiamo con ansia le decisioni dell’organismo, che tornerà a riunirsi mercoledì prossimo a Roma: sono molti i colleghi, specie gli aspiranti pubblicisti, che attendono chiarezza sulle “norme transitorie” e soprattutto sul cosiddetto “periodo ponte” che consentirebbe a chi ha già avviato il percorso dei 24 mesi utile per diventare pubblicista e che si trova in mezzo al guado.
Insomma, dovremmo essere arrivati allo snodo cruciale: attendiamo l’esito delle riunioni e dei confronti bilaterali, che cercherò di seguire e raccontare, come mio solito.
Perdonami il cinismo, ma visto il tempo che resta mi sa che il confronto sarà come certi governi dell’età democristiano: balneari. E di solito canasta e ramino sotto l’ombrellone non sono buoni consiglieri, nè individuatori di “specificità”.
Buttiamola sul ridere, che è meglio…
Ho riletto il decreto di Agosto 011. Lo spirito è di favorire a tutti l’accesso alla professione. In effetti per decenni i giornalisti si sono battuti per questo motivo: solo con l’assunzione, quindi superando la griglia degli editori, si poteva accedere alla professione. Negli ultimi anni, gli Ordini hanno allargato forzosamente questa griglia riconoscendo il praticantato a molti colleghi condannati alla precarietà. Resta la griglia dell’esame di stato, alla quale non è possibile sfuggire perchè, a quel che mi risulta, previsto dalla Costituzione. Ho parlato con un alcuni parlamentari (due del PDL e tre del Pd). Alcuni, documentati, ricordato la storia dei pubblicisti, nati, a loro dire, per dare riconoscimento a scienziati e letterati che collaboravano soprattutto con le terze pagine dei quotidiani. L’opportunità di presentare un certo numero di articoli e ottenere il tesserino (inizialmente verde per distinguerlo da quello rosso- amaranto dei professionisti) finì per diventare sistema, graditissimo agli editori, per imbarcare giovani innamorati della professione pagandoli quattro miseri soldi.
La legge, secondo quelli che ho sentito (mi hanno scongiurato di fare il loro nome “per non avere seccature con i giornalisti e con il partito), è valida anche per sanare queste posizioni, tenendo conto che la “legge sull’equo compenso” (quando arriverà) contribuirà a garantire un miglior tenore di vita ai giornalisti, che esercitano la libera professione.
Secondo me il nodo vero, quello su cui il Legislatore deve porre la massima attenzione, sono i pubblicisti che esercitano a tempo pieno la professione e che hanno una posizione Inpgi2 aperta e quelli che, assunti nelle redazioni provinciali in base all’art. 36 del Contratto di lavoro (giornalisti pubblicisti), svolgono nelle redazioni le stesse mansioni dei professionisti. Sono davvero molti, a me è capitato di seguirne le vicende nel quotidiano romano dove ho lavorato nella redazione centrale.Ricordo ancora le testimonianze nelle assemblee di redazione. E’ gente che si è sempre fatta in quattro, condannata a restare pubblicista. Giustizia per tutti per combattere il precariato.
scusa un informazione.secondo lo schema chi non passa l’esame di stato per 5 anni deve ripetere il tirocinio?
Attendiamo fiduciosi allora che si muova qualcosa in ordine alla cosiddetta “norma ponte”, che permetterebbe a noi poveri aspiranti pubblicisti ormai da più di un anno di iscriverci con le vecchie norme!
Si tratta di un piccolo passo in avanti, senza alcun dubbio. Tuttavia continuo a nutrire dubbi e preoccupazione per la sorte dei pubblicisti autonomi che, entro il 2017, cercheranno d’avvalersi delle norme transitorie per accedere all’esame e poi all’elenco dei professionisti.
Il testo della riforma d’agosto a tal proposito stabilisce che il pubblicista che aspirare ad accedere all’esame, oltre ad un’iscrizione di 36 mesi all’ordine, debba esercitare la professione “in forma di sistematica collaborazione retribuita”: questa formula dunque, se ho capito bene, esclude che i collaboratori occasionali (che non hanno un contratto di co co co), che svolgono attività giornalistica presso diverse testate (e che raramente mettano piede in redazione), possano usufruire delle norme transitorie: non è così? Il caso tipico è quello del giornalista pubblicista che collabora con diverse testate locali che sono dirette da giornalisti pubblicisti, ma anche da professionisti che, in virtù delle piccole dimensioni della testata, non sono stati assunti con contratto nazionale. Questi collaboratori occasionali, generalmente, si occupano soprattutto di cronaca (se scrivono per quotidiani o settimanali) e d’inchieste, speciali oppure di articoli d’approfondimento quando scrivono per mensili o quindicinali. Sono giornalisti che scrivono anche in “terza pagina” e che si occupano di costume; spesso hanno una competenza specifica di settore e la mettono al servizio dell’informazione che producono, ma non si tratta di scienziati o letterati che, come seconda attività, scrivono e pubblicano articoli sulle testate giornalistiche.
Vorrei capire insomma se i collaboratori occasionali, con ritenuta d’acconto e attività ininterrotta – iscritti all’iNPGI 2 -, potranno avvalersi delle norme transitorie non appena potranno dimostrare di aver svolto l’attività esclusiva per 3 anni, di qui al 2017.
L’Inpgi non sa ancora rispondermi: aspetterò (buoni) lumi.
Grazie infinite!
P.S: la mia domanda si riferisce alla possibilità di far valere il proprio tirocinio per quel pubblicista che abbia lavorato per testate prive di redattori professionisti o comunque assunti con CCNL.
Caro Vincenzo Nastasi sono anche io nel limbo, pensa a me che avrei terminato i 24 mesi di collaboarazione il 23 settembre. Non ci rientro per pochissimo
Io stessa situazione, non ci rientrerei per 3 mesi…io capisco tutto..però mi sembra assurdo…speriamo in bene ragazzi!