La Carta di Firenze fantasma, come coloro che tutela?
Non faccio a tempo a rallegrarmi del fatto che si iniziano a moltiplicare le segnalazioni di false proposte di lavoro, tutte regolarmente non retribuite e della accresciuta consapevolezza della tutela del precariato e della dignità dell’opera giornalistica, in attesa di una piena applicazione della Carta di Firenze, che una segnalazione dell’ottimo e valente collega napoletano Ciro Pellegrino, nel suo blog, riporta al centro dell’attenzione proprio la carta deontologica contro il precariato, nata dall’entusiasmo di centinaia di precari, ma sin dalla sua approvazione avversata più o meno apertamente da ampi settori del giornalismo “ufficiale”.
Capita infatti che il collega Pellegrino, appassionato di manuali di giornalismo, acquista l’ultimo volume in proposito di Alessandro Barbano e Vincenzo Sassu, edito dalla prestigiosa casa editrice Laterza, chiuso in tipografia, secondo le indicazioni presentate nel libro stesso, nel febbraio scorso (quindi davvero fresco fresco), nel capitolo dedicato alla deontologia professionale non citi neppure di sfuggita la Carta di Firenze, approvata l’8 ottobre scorso, ratificata in novembre dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ed entrata in vigore l’1 gennaio 2012.
Una dimenticanza voluta? Una svista dovuta alla novità della materia? Sono domande legittime, che aprono un ampio ventaglio di ipotesi, soprattutto per il fatto che il manuale, come si evince dalla sua presentazione ufficiale sul sito della Laterza, si rivolge anche agli allievi delle scuole di giornalismo. Che, dunque, saranno di certo aggiornatissimi sulle prospettive del giornalismo del XXI secolo, aperto alla multimedialità e alla rete, ma che non conosceranno l’ultima carta deontologica varata dall’Ordine dei Giornalisti, che “dal basso” punta a responsabilizzare tutti i giornalisti, in qualsiasi posizioni essi si trovino nella scala gerarchica, verso le forme di sfruttamento del precariato.
Così la “Carta di Firenze” diventa un fantasma, che c’è ma non si vede, così come i colleghi precari, che sono coloro che reggono l’impalcatura dell’informazione in Italia, ma che sono troppo spesso invisibili come fantasmi.
Ma la riduzione a fantasma della “Carta” sarà possibile solo se i “fantasmi precari” non la faranno comparire e non la utilizzeranno, denunciando le situazioni di palese sfruttamento e di evidente connivenza da parte dei colleghi.
Non sarà certo una omissione, pur grave per un manuale che si ritiene completo e aggiornato, a far chetare il movimento generato a Firenze: ormai i precari dell’informazione sono diventati centro del dibattito sulla professione… ed era ora!