Dalla Fieg al Governo: quel che si temeva è avvenuto. Ma nessuno ora grida ai conflitti di interesse?
Alla fine, le indiscrezioni che avevo ricevuto da un collega “addentro” alle cose “romane” e rilanciato dopo la nomina del Governo presieduto da Mario Monti, si sono rivelate precise: Carlo Malinconico, presidente della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg), diventa sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Editoria.
Prima osservazione semplice semplice: un editore che va a capo del dipartimento che ne regola il settore… non c’è mica conflitto di interessi, vero? Come dire che il proprietario di tre reti televisive private acquisisca il controllo delle tre reti pubbliche in quanto presidente del Consiglio… Solo che allora titoloni e universale lamentazione sui conflitti di interesse, oggi zero reazioni (almeno ai “livelli alti” della politica), figlia di un unanimismo attorno al Governo che inizia a preoccuparmi (anche nel mio piccolo paese accadde che mancò per un’intera consiliatura la minoranza e allora avvertii il pericolo di un governo senza controparte, che infatti non giovò all’allora maggioranza).
Ma torniamo “in medias res”.
Chi è Carlo Malinconico? Lo abbiamo conosciuto a Firenze, durante il dibattito sulla dignità dei compensi dei collaboratori, seduto accanto all’on. Enzo Carra, relatore della legge sull’equo compenso (già approvata in Commissione Cultura alla Camera dopo un lavoro bipartisan molto intenso). Di certo è stato apprezzabile il suo coraggio, quello di una “controparte” che viene “nella tana del leone”, ma le sue risposte appena accennate e l’attenzione che ha messo nel non concedere neppure un millimetro alle rivendicazioni dei collaboratori, precari e freelance, aggrappandosi a mere enunciazioni di principio ci hanno svelato la sua indisponibilità (e quella degli editori) a venire incontro anche solo a qualcuna delle nostre esigenze. Si è poi segnalato per un riferimento molto poco pertinente al precariato del proprio figlio, praticante avvocato, fingendo di non sapere come l’avvocato ha solo due anni di precariato vero (con sbertucciamento conseguente su Twitter).
Epico, poi, uno scambio di battute con la platea:
Malinconico: “A noi editori interessa che la quantità e la qualità del lavoro svolto corrisponda ad un compenso proporzionato”.
Voci dalla platea: “Ma questo non è così in nessuna redazione”
Malinconico: “Non posso che prenderne atto”
Al secondo giro di tavolo, quando ormai avevamo tutti compreso che il dibattito era surreale e francamente inutile, ecco un’altra uscita degna di un politico in cerca di voti: “Credetemi, da parte degli editori la sensibilità al problema c’è”.
Commento comune su Twitter: “Peccato che non si veda”
Subito dopo, la maschera torna a essere gettata: “La Fieg è critica nei confronti del ddl sull’equo compenso perché non ci appare corretta l’equiparazione del lavoro autonomo al lavoro subordinato” (confermando così la tattica del divide et impera, ormai atavica nel nostro mestiere e che ha portato ad un’azione sindacale sempre più “monca”).
Questo è dunque il personaggio che oggi è sottosegretario all’Editoria e che quindi gestirà anche l’immane questione dei contributi all’editoria (altro conflitto di interessi, ma nessuno ne parla!).
Il ddl sull’equo compenso prevede il blocco dei contributi a quegli editori che non rispettano i parametri previsti nella legge in materia di compensi agli autonomi. A questo punto, quale potrebbe essere la posizione del nuovo sottosegretario? Il ddl continuerà il suo iter o si arenerà nelle secche parlamentari? L’ampia maggioranza che si era determinata attorno ad esso sarà capace di riprendere l’iniziativa e di portare avanti un provvedimento che colpisce gli interessi della categoria di cui fa parte un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio? O, piuttosto, per carità di Patria (ossia per la sopravvivenza tranquilla del Governo), non lo accantonerà?
Sono solo domande finora. Temo di conoscere le risposte. Spero di essere smentito.
Intanto, rilancio il manifesto del Coordinamento dei Giornalisti Precari della Campania, che in una sola immagine riassume più di mille discorsi.
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