“Peppinella” Volpe è andata in cielo…
C’ho messo davvero tanto prima di rendermene conto e soprattutto di crederci… essere svegliato in una mattinata di sabato di inizio giugno votata al riposo e sentirsi arrivare una “mazzata” del genere non è quello che avrei mai immaginato.
“(…) è morta Peppinella”: e già detta così mi ha gettato nello sconforto, pensando al fatto che l’avevo rivista sabato scorso a messa e l’avevo salutata dalla macchina, rientrando a casa da scuola, solo qualche giorno fa. Ingenuamente ho detto al mio interlocutore: “Eppure non stava in ospedale, non si era neppure aggravata… così, all’improvviso? In casa?”. L’imbarazzato silenzio che ne è seguito non prometteva di certo bene… e poi ho saputo, ma non volevo e quasi non voglio credere.
Peppinella per me, come per moltissimi altri della mia generazione, è sempre la “Peppa”, che ci cucinava nelle settimane di montagna da don Vincenzo, che ci preparava le merende prima e dopo le passeggiate tra i monti, che prendeva simpaticamente in giro don Vincenzo, che si è addormentata su di un masso in mezzo alla nebbia di una giornata uggiosa mentre in cordata cercavamo di trovare il sentiero giusto tornando dalla grotta di San Giovanni, nella valle dell’Orfento, e che redarguita per bene dopo essere stata rintracciata si è fatta una sonora risata; Peppinella che ad ogni gita o uscita parrocchiale preparava intere teglie di timballo, che portava posate e bicchieri per “le autorità” (il parroco, il presidente dell’Azione Cattolica, che anche se ero io che la conoscevo da quando ero nato, comunque ero ritenuto tale, il sindaco…); Peppinella che riaprì per un giorno solo, a dieci anni di distanza dalla chiusura, il suo ristorante, la “Locanda della Volpe”, per il pranzo con i parenti per i miei 18 anni; la stessa che mi ha rivelato tanti piccoli aneddoti per tanti articoli che ho scritto, mi ha raccontato i segreti della “cucina della Quaresima” per la mia prima conviviale da simposiarca nell’Accademia della Cucina, mi ha svelato piccole e grandi storie di Miglianico e miglianichesi, mi ha aiutato a scrivere il libro sulla storia di don Vincenzo, lei che lo aveva aiutato sin dal primo momento in cui aveva messo piede in parrocchia. Peppinella che durante tutte le mie convalescenze mi faceva recapitare la “pizza scima” che tanto adoravo e che solo lei sapeva fare (e mi diceva sempre: “Quando ti sposi, devo insegnarla a tua moglie, sennò come farai quando non ci sarò più?”).
Ecco, ora Peppinella non c’è più e io non so neppure cosa dire se non tirare fuori dal cassetto della mia memoria e del mio cuore i mille ricordi che per fortuna ho condiviso con lei… ho provato a cercare una foto assieme, ma è stato difficile… non voleva mai comparire… ma ad una non ha potuto dire di no: quella del 28 dicembre 2013, quando io, fresco presidente parrocchiale dell’AC, le ho consegnato la tessera speciale, insieme a quella di Orsolina Rosa, in quanto socia più “antica” della nostra Azione Cattolica. La pubblico, anche se vecchiotta… perché è l’unica che ci vede fianco a fianco…
A-Dio, Peppinella, il Signore certo ti spalancherà le braccia della sua misericordia per tutto il bene che hai seminato e per tutti i sorrisi che hai regalato e per le lacrime che hai asciugato e per i palati che hai deliziato! Mi mancherai tanto… quante cose avrei potuto ancora chiederti!