Fact checking: conoscere per capire e per non incorrere nelle bufale. Un incontro con gli studenti di Pescara
Come si riconoscono le bufale in rete? Quali sono i segnali che indicano chiaramente che occorre dubitare di una notizia che appare del tutto seriosa e presentata in maniera formalmente corretta? Come si può evitare di incorrere nel rischio di diffondere un post “acchiappa-click”? Sono queste alcune delle domande a cui proverò a rispondere in due incontri che avrò con gli studenti di terza media dei due plessi dell’Istituto Comprensivo di Pescara 10, che mi ha invitato in veste di esperto a condividere la mia conoscenza, da giornalista, da insegnante, da animatore digitale, in merito alle insidie della Rete, per poter arrivare ad un uso consapevole dei social network.
Incontrerò mercoledì prossimo, 27 novembre, gli alunni della scuola “Eugenio Montale” e ad anno nuovo, l’8 gennaio, quelli del plesso “Giosue Carducci”, con i quali dialogherò per circa due ore, cercando di alternare teoria e pratica, in modo da rendere consapevoli i ragazzi delle tecniche usate dai “bufalari” di professione, ma soprattutto per far comprendere loro i motivi per i quali, non solo oggi, ma sin dalla prima bufala della storia (la famosa “Donazione di Costantino” del VII secolo d.C.), vengono messe in circolazione notizie “false e tendenziose”. Spero di poter pubblicare parte dei materiali che utilizzerò in modo tale da creare sempre più quella circolarità di informazioni che dovrebbero servire a renderci tutti più consapevoli di quanto gira sulla rete ed evitare di essere ingenui ed inconsapevoli propagatori di bufale.
A proposito: ma sapete perché le bufale si chiamano così? Sarà una delle curiosità che svelerò ai ragazzi, ai quali spiegherò anche che il concetto, così “mediatico”, di “post-verità” è in realtà un termine assolutamente fuori luogo e soprattutto fuorviante.