Un parco, un cancello, una rete divelta: una storia di ordinaria lentezza burocratica
Un cancello chiuso ed una rete di protezione divelta, dalla quale chiunque può entrare per usufruire di una struttura davvero ben fatta, ma bloccata a causa della lentezza della burocrazia e che rischia di deteriorarsi nell’incuria, vanificando gli ingenti finanziamenti (pubblici, ovviamente) che sono stati utilizzati per la sua realizzazione: sono questi i simboli della storia che stamattina ho potuto raccontare sulla pagina di Chieti de “Il Tempo” e che posso ampliare qui, grazie al maggiore spazio concesso dal web. È la storia del parco con percorso vita in località “Piana Vincolato” a Chieti.
Così l’ho raccontata nel pezzo uscito stamattina:
Antonello Antonelli
Non c’è solo il parco del Villaggio Celdit, di recente salito alla ribalta della cronaca per la «pre-inaugurazione» polemica dell’ex assessore ai Lavori Pubblici, Luigi Febo, ad essere pronto ma chiuso all’interno del territorio comunale: sul Colle infatti, proprio di fronte agli impianti sportivi di piana Vincolato, a ridosso del parcheggio c’è un cancello ben chiuso, ma anche una rete di protezione divelta. È il pertugio, ormai molto ampio, che apre le porte ad un parco di grandi dimensioni ed attrezzato con un percorso vita completo: una vera e propria oasi di verde e di tranquillità, in tutta sicurezza, a due passi dal centro storico e con una vista, sulla valle e sul Colle cittadino, davvero incantevole. Il problema è che, sebbene sia tutto finito, il parco rimane chiuso (e quindi senza manutenzione, cosa visibile ad occhio nudo viste le profonde crepe del cemento della pista ciclabile e della vegetazione che cresce rigogliosa ed incontrollata) per mancanza di un semplice atto di cessione, quella che la Provincia deve fare al Comune, gratis tra l’altro. La storia rimanda molto lontano nel tempo, ai fondi concessi dal Governo, su interessamento dell’allora deputato Giovanni Pace, per il consolidamento della collina cittadina, a rischio frane: uno dei rivoli di quel finanziamento era stato concesso alla Provincia per la sistemazione dell’area a ridosso di Piana Vincolato e la sua trasformazione in parco pubblico. I soldi sono stati egregiamente spesi, la struttura pronta, ma dal 2007 il Comune, che è chiamato a gestire l’area, attende che la Provincia gli ceda l’intero parco così da poter inaugurare, regolamentare ed aprire tutto l’impianto. Sebbene si siano nel frattempo avvicendate due amministrazioni, in entrambi gli enti, nulla è stato fatto per firmare un semplice atto burocratico. Intanto, però, grazie al pertugio creato da ignoti, bambini in bicicletta, intere famiglie a passeggio e sportivi in cerca di un angolo tranquillo dove correre, si godono la struttura, che però diventa ogni giorno più pericolosa, a causa dell’incuria a cui è costretta.
Probabilmente le parole non possono rendere perfettamente ragione di quanto io stesso ho visto con i miei occhi e che qui sul sito posso testimoniare attraverso le fotografie. Il parco è davvero bello, con una vista mozzafiato e con attrezzature di
prim’ordine, che disegnano un percorso vita che nulla ha da invidiare con quello presente allo Scalo, attorno al polo universitario. Una vera e propria oasi di pace e di tranquillità, a pochi minuti dal centro storico, ideale per i bambini, che infatti lo frequentano assiduamente, nonostante il divieto e l’assenza di manutenzione, che rende ogni giorno più pericoloso il circolarvi all’interno, come è ben evidenziato dalla foto che il giornale ha scelto di inserire a corredo del mio pezzo di stamattina e che rende ragione della drammatica situazione del fondo della pista ciclabile.
L’assurda vicenda burocratica che c’è dietro a questa storia (e che ho potuto ricostruire con due semplici telefonate in Comune, che dovrebbe essere, una volta risolto il problema, il responsabile della gestione, regolamentazione e manutenzione del parco) deve a questo punto fare spazio alla realtà: il parco è vivo e vitale, viene regolarmente frequentato, anzi è sempre più meta privilegiata per le famiglie del quartiere ed io stesso vi ho incontrato in mezz’ora che mi ci sono intrattenuto un gruppo di bimbi in bici, due podisti di corsa, una coppia attempata (ma frizzante) a passeggio. Mi sono intrattenuto a parlare con un papà, che accompagnava in bici i figli e ho scoperto che sono stati gli stessi abitanti del quartiere, dopo che la rete è stata in parte divelta, ad allargarne le maglie, in maniera tale da permettere di fruire del parco che, nonostante le condizioni del fondo stradale e delle erbacce, è tutto sommato sicuro, in quanto completamente recintato.
A quando il superamento delle lentezze burocratiche?