Un anno in nove scatti, stavolta è stato difficile sceglierli… evviva il 2015, un anno fantastico!
Ho scattato circa duemila fotografie in questo 2015 e mi sono voluto cimentare in un “giochino” che sta spopolando su Instagram, grazie all’applicazione “Layout”, da poco lanciata sul mercato: condensare le esperienze di un anno in nove scatti, che poi è il numero massimo di foto componibili in un “puzzle” di “Layout”.
C’ho provato ed è stato difficilissimo! Non perché le foto erano tante, ma perché sono stati tantissimi i momenti belli di questo 2015 che va via.
Non che fosse proprio difficile per i 2015 essere migliore del 2014 che è stato segnato da dolori profondi, ma così straordinario un anno proprio non me lo aspettavo. E il 2016 comunque già parte in svantaggio perché forse non potrà conservare tutto il bello del 2015.
Alla fine la composizione così è risultata:
Primo elemento: la scuola. Ho vissuto il mio primo anno intero da insegnante e non posso che ammettere di aver trovato finalmente la mia dimensione e il mio posto. Insegnare è l’esperienza più gratificante che esista sulla faccia della Terra: il rapporto che si crea con gli alunni, il desiderio di farli crescere, la sensazione di accompagnarli passo passo, il condividere angosce, speranze, sogni, il lavorare giorno dopo giorno per essere diretto, semplice, completo e tante altre cose e sensazioni ed emozioni che quasi non si possono descrivere. Le mie classi e i miei ragazzi sono tutti nel mio cuore, ma nella composizione finale ho scelto il mio quarantesimo compleanno festeggiato nella III A di Monteodorisio, la mia prima classe, con la quale il rapporto non verrà mai meno e che mi ha fatto diventare l’insegnante che sono; poi, un “banale momento” di ricreazione con la I A di Vacri, che quest’anno è la mia classe prevalente: problematica, difficile, a volte confusionaria e indisciplinata, ma comunque ragazzi che “crescerò” per tre anni; infine, il “battesimo del sushi”, vissuto pochi giorni fa con i ragazzi della III A di Vacri, evento che ci ha rafforzati nella reciproca conoscenza e stima.
Secondo elemento: il vivere da soli e il suo emblema, la casa di Monteodorisio. “Cascina Angelica” è stata la chiave di volta della mia vita, la prima esperienza di vita solitaria, che ha formato ancor di più la mia capacità di relazione e di riflessione. Le mura di quella casa, i prati e gli alberi che mi circondavano, i cani, i gatti e le caprette che erano miei vicini di casa, il verde della natura, il blu del mare in lontananza, il bianco delle cime innevate dall’altro lato dell’orizzonte, il cocuzzolo di Monteodorisio che si illuminava ogni notte, il silenzio del buio, il canto delle cicale, le mille sfumature che notavo, tutti elementi che mi hanno fortificato e mi hanno dato la sensazione del cambiamento della mia vita, molto di più del risveglio dalle due rischiose operazioni chirurgiche del 2014.
Terzo elemento: l’Accademia Italiana della Cucina. Nel 2015 ne sono ufficialmente entrato a far parte, dopo due anni di postulantato e dieci di attesa. Non è solo l’ingresso in un sodalizio che ho sempre amato ed ammirato, l’unico del quale ambivo ad essere parte (e per questo ho sempre rifiutato le affiliazioni richiestemi al Rotary, ai Lions e al Kiwanis), ma è anche l’impegno a diffondere le finalità culturali dell’accademia, che io vivo come una “missione”, non solo “gastronomica” e “mangereccia”. Insomma, “l’uomo è ciò che mangia”, Feuerbach non aveva torto, ma si riconosce anche da “come” mangia.
Quarto elemento: la famiglia, simboleggiata dalla mia splendida nipotina, Cecilia. Proprio l’essere stato lontano per mesi, a Monteodorisio, mi ha fatto riscoprire le bellezze della famiglia e il piacere di ritrovarsi in un “nido” accogliente, anche se difficile spesso da vivere. Di questa famiglia, purtroppo, il 2015 mi ha tolto il legame più anziano superstite: la mia ultima nonna, quella a cui ero più legato, che è andata via in una notte di inizio settembre, pochi giorni dopo il nostro ultimo abbraccio, che le è stato piacevolissimo perché stava gustando, per la prima volta, un abbraccio doppio, visto che finalmente (come diceva lei) non ero solo.
Quinto elemento: il cambiamento del look. Per la prima volta dopo 40 anni, ho rivoluzionato la mia immagine, che era sempre stata standard, anche per la mia paura del cambiamento, per l’affetto morboso che portavo alla mia idea di me stesso. Certo, il merito non è mio, ma di chi, guardandomi, è riuscita a vedere “oltre” ed a far emergere quel che io ero e sono “dentro”. Se qualcosa ho fatto in questa “rivoluzione”, è piacermi: in effetti, oggi sono fiero di come sono cambiato nel mio “involucro esterno”, forse per la prima volta in tutta la mia vita.
Sesto elemento: la motivazione del cambio del look. La persona che ha creduto in me. La persona che ha illuminato questo 2015.
Buon anno a tutti. Grazie 2015, sei stato fantastico!