Privacy e Giornalismo: punto di equilibrio tra due diritti fondamentali

«La regola-base non è una formuletta matematica, è cercare, da parte del giornalista, il punto di equilibrio tra il diritto di cronaca e il diritto alla privacy»: è con questa frase riassuntiva che ieri pomeriggio Mauro Paissan, giornalista professionista e componente dell’Autorità Garante per la Privacy, ha esordito nel convegno organizzato dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana proprio sul tema “Giornalismo e privacy”.

Un paio d’ore (che ho cercato di sintetizzare in diretta via Twitter, seguito da alcuni colleghi) di grande spessore, con decine di giornalisti appassionatamente coinvolti, nello “Spazio Feltrinelli” a Pescara, attorno ad un tema che anche in Abruzzo ha fatto discutere soprattutto ultimamente, per alcune sentenze della magistratura (vedi il caso della condanna di PrimaDaNoi.it) e per i comportamenti non certo improntati all’etica professionale (come nel caso della bimba di Teramo dimenticata in auto dal padre). E non è mancato il riferimento ad un tema sempre scottante, come quello delle intercettazioni telefoniche e la loro pubblicabilità.

Il dibattito, moderato dal collega Fabrizio Masciangioli, si è articolato su tre voci: oltre a Paissan, hanno riflettuto sul tema il presidente dell’Ordine abruzzese, Stefano Pallotta, e il prof. Sandro Di Minco, docente di Diritto dell’Informatica nell’UE all’università di Camerino.

«La legge sulla privacy – ha spiegato il prof. Di Minco – è un testo, nelle sue varie formulazioni, che offre idonee garanzie, poiché in sostanza si tratta di un recepimento (che l’Italia, insieme alla Grecia, ha fatto da buona ultima nella UE) di una normativa europea. Quindi andrebbe semplicemente applicato per poter garantire un risultato eccellente».

«Purtroppo – ha fatto rilevare Pallotta – alla base di numerose violazioni da parte di moltissimi giornalisti c’è una sostanziale ignoranza della deontologia professionale, che provoca disastri, ben evidenti. Con l’introduzione del colloquio sui temi della deontologia per l’iscrizione all’elenco Pubblicisti, l’Ordine abruzzese sta facendo un lavoro di divulgazione importante, ma chi resta fuori da questa opera sono i professionisti, per i quali non è previsto alcun percorso di formazione obbligatorio dopo la loro iscrizione. A livello nazionale si sta pensando ad una scuola di formazione permanente con la preparazione di specifiche figure di formatori».

Una obiezione del moderatore ha introdotto un aspetto particolare del problema trattato: «Oggi però gran parte dell’informazione non la fanno i giornalisti, ma sono le notizie che troviamo sui blog sparsi per la rete».

Tranchant Pallotta: «Ma ciò che si scrive su un blog si può definire giornalismo? Qual è l’attendibilità di un blogger? L’informazione, in realtà, la fanno i giornalisti, che hanno il compito di verificare le fonti e di comprendere la gerarchia delle notizie».

«Mettiamo in chiaro una cosa – ha spiegato Paissan – cioè che il codice deontologico è comunque un testo di legge che non si applica solo per i giornalisti, ma per tutti quelli che comunicano, anche per chi scrive la lettera al direttore che viene poi pubblicata sul giornale. Il codice dovrebbe dare un discrimine per i giornalisti tra ciò che è pubblicabile e ciò che non lo è: sicuramente una notizia non pubblicabile non si pubblica, anche se è “una notizia”,  nemmeno se la fornisce una fonte autorevole, come le autorità giudiziarie, o di pubblica sicurezza».

Il problema delle intercettazioni, dove la legge sulla privacy si incontra con il Codice Penale, ha occupato la parte conclusiva del dibattito, in considerazione anche della mobilitazione dei giornalisti contro la cosiddetta “legge bavaglio” concepita in Parlamento per limitare se non annullare la pubblicabilità delle stesse.

«Le intercettazioni vanno valutate dal giornalista sulla base dell’interesse pubblico che esse rivestono, fatti salvi i divieti di legge sulla loro pubblicazione», ha sintetizzato il presidente dell’Ordine, che è stato riecheggiato dal prof. Di Minco:  «Ritengo negativa l’idea di ritenere impubblicabile ogni tipo di intercettazione, indipendentemente dal suo contenuto».  Paissan, parlando “da giornalista”, ha chiuso con un’autocritica ed una proposta: «Sulle intercettazioni i giornalisti non si sono comportati proprio bene poiché nelle scelte fatte volta per volta c’è stata un po’ di “licenza di informazione”; ritengo che Ordine e Sindacato dovrebbero raggiungere un accordo per fissare una “autoregolamentazione” che possa fissare una necessaria “autolimitazione” sulle intercettazioni».

Sul “caso” Prima da Noi, di cui si è pure ampiamente discusso, meglio rimandare direttamente alla sintesi che ne ha fatto oggi lo stesso giornale on-line, con maggiori particolari. Significativa, però, la scelta dell’Ordine dei Giornalisti di verificare le possibilità di costituirsi parte civile nel processo d’appello che il quotidiano dovrà presto affrontare.

Chiudo con la segnalazione di un materiale utile e gratuito: sul sito dell’Autorità Garante per la Privacy è possibile scaricare in Pdf l’edizione integrale ed aggiornata del volume “Privacy e Giornalismo”, con molte considerazioni utili, casi pratici e le sentenze del garante degli ultimi anni.

 

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