Enzo Iacopino rieletto presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti: un’altra buona notizia
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha confermato, al ballottaggio finale, Enzo Iacopino come presidente dell’Ordine per un altro triennio: una notizia che non posso che definire bella e buona, visto il lavoro fatto negli ultimi tre anni e che ho avuto modo anche di supportare.
Enzo Iacopino lo conosco personalmente e se c’è una cosa che gli si può riconoscere è che è “vero”, così come lo vedi: si arrabbia (anche con me diverse volte), a volte è impulsivo, ma non è mai falso o affettato e, comunque si voglia giudicare il suo operato degli ultimi tre anni, ha avuto il coraggio di mettere al centro, contro tutto e contro tutti, il problema dei precari del giornalismo.
Lo conobbi, come credo molti colleghi, all’esame professionale: come dimenticare le mail “toc toc” che ci inviava per indicazioni, consigli, per sdrammatizzare la tensione e così ha fatto anche durante gli scritti e gli orali. Ricordo bene quando, al termine del mio orale, nel corso del quale avevo presentato una tesina su “Le tradizioni del maiale in Abruzzo” (che si può leggere nella sezione “La mia attività” di questo blog), mi rimproverò di non aver accompagnato la mia esposizione con una “prova pratica” dei salumi abruzzesi le cui caratteristiche magnificavo nella mia esposizione (il fatto è che ci avevo pure pensato, ma poi qualcuno mi sconsigliò di farlo per evitare il rischio che si giudicasse male quel gesto, che io intendevo – come Enzo lo intendeva – goliardico).
Poi ci furono i giorni di Firenze, in cui l’ho potuto conoscere meglio, poi le tante discussioni sulle mie posizioni presentate su questo blog, il lavoro per i precari, le commissioni a Roma con la sua squisita gentilezza che mi permise di essere in Senato puntuale il 31 luglio, facendomi cambiare nella sede di via Parigi.
Ok, lo ammetto: Enzo Iacopino mi sta simpatico, quindi difficilmente riesco ad essere pienamente obiettivo. Ma questo non inficia il giudizio positivo sul suo operato e sulle aspettative, ora ancora più ampie, su questo suo secondo mandato. E su queste aspettative noi precari saremo comunque inflessibili, come il presidente stesso ha avuto modo di vedere a Pescara, quando è venuto al convegno organizzato da Cinqueuronetti: volevamo che a parlare fossero prima i precari e così è stato, anche se qualcuno forse – errando – ha preso come “scortesia istituzionale” il fatto di averlo fatto parlare per ultimo. Al mio paese, comunque e detto per inciso, chi ha l’ultima parola è considerato degno di maggiore onore (e per questo, oltre che per naturale predisposizione all’ascolto delle ragioni degli altri, io solitamente amo parlare per ultimo).
Buon lavoro, presidente! Ti / ci aspettano tre anni impegnativi!