L’equo compenso per i giornalisti? In Ecuador…

Certamente ci sono altre motivazioni sottese, senza dubbio il dato non va letto “alla lettera”, ovviamente non conosco le dinamiche politiche interne di uno Stato così lontano, ma mi ha fatto impressione leggere sul sito di “Libertà di Stampa, Diritto di Informazione” (LSDI) che in Ecuador, Paese che secondo il rapporto Liberodom of the Press 2012 è considerato “semi-libero” per la stampa, il presidente Rafael Correa ha annunciato che concederà un sussidio per i giornalisti che guadagnano meno di 817 dollari, pari a 612 euro.

Sono però interessanti le motivazioni addotte dal presidente ecuadoregno per giustificare tale misura:

 

Il giornalismo, una stampa veramente libera e indipendente, è fondamentale per la democrazia.

 

Evidentemente Correa ha capito che la libertà della stampa passa per la libertà del giornalista che a sua volta è garantita solo se egli ha la possibilità di vivere del suo lavoro. Un’equazione semplice semplice, che a fatica è stata fatta passare nella civile e democratica Italia, dove abbiamo dovuto sudare le proverbiali sette camicie per far approvare la legge sull’equo compenso giornalistico, che tra l’altro non ancora è pienamente attuata visto che la commissione nazionale non è ancora formata e non ha ancora il mandato per quantificare la nozione di equa retribuzione.

Tra l’altro, il presidente Correa ha anche sottolineato che le misure da lui previste per i giornalisti non si applicheranno alle grandi aziende editoriali, visto che “hanno molti soldi e hanno sempre sfruttato i loro lavoratori”. Altra lapalissiana verità.

Che questo poi sia, secondo i commentatori, una tappa della guerra che il presidente socialista dell’Ecuador sta facendo ai grandi gruppi editoriali privati, poco conta dal punto di vista del principio, che rimane sacrosanto.

Esportare il buono di certi esempi nel mondo, adattandoli ovviamente alla realtà italiana, no?

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