Il seminario sull’equo compenso di venerdì scorso: la sintesi e il video

Interessante e pregno di contenuti il seminario svoltosi venerdì scorso a Roma, per iniziativa dei colleghi dell’Associazione Stampa Romana, sull’equo compenso giornalistico: si sono sviscerati tutti gli aspetti di questa legge che attende ancora di essere attuata, visto che entro il 18 febbraio dovrà essere nominata la commissione che dovrà quantificare la nozione di “equo compenso”.

Grazie alla collega Maria Giovanna Faiella, vi posso riportare la sintesi del seminario, durato oltre tre ore, e di seguito il video completo della manifestazione, caricato su You Tube.

Questo il lancio-sintesi dell’Ansa:

 

GIORNALISTI. ENZO IACOPINO: “APPLICARE SUBITO LA LEGGE SULL’EQUO COMPENSO. FNSI E INPGI INDICHINO I RAPPRESENTANTI IN COMMISSIONE. NON DOBBIAMO CONCEDERE ALIBI” 

Roma, 25 gennaio 2013

”L’equo compenso e’ legge. Ora non facciamoci trovare impreparati proprio noi rappresentanti dei lavoratori”. A lanciare l’appello e’ il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, oggi al convegno ‘Equo Compenso: una legge da applicare’, organizzato dall’Associazione Stampa Romana per fare il punto il primo giorno dell’entrata in vigore della normativa sui compensi ai giornalisti iscritti all’albo non titolari di rapporto subordinato.

”La legge – spiega Paolo Butturini, segretario dell’ASR – stabilisce i principi e l’organigramma che dovrebbe portare all’applicazione. Il movimento ha avuto un ruolo importante perche’ ha smosso due enti elefantiaci come l’Ordine e la  Federazione Nazionale della Stampa, ma ora tutto questo va tradotto in pratica”.

Primo scoglio da superare, i tempi ”molto stretti”. La legge prevede infatti che entro 30 giorni si costituisca una commissione formata dal sottosegretario con delega all’informazione (o un suo delegato) e altri sei membri in rappresentanza del Ministero del Lavoro e di quello dello Sviluppo, del Consiglio dell’Ordine, dell’Inpgi, delle organizzazioni sindacali giornalistiche e di quelle dei datori di lavoro. Entro due mesi (ma non vi e’ pena sanzionatoria) tale commissione dovrebbe poi redigere un regolamento sull’equo compenso e un elenco delle testate che rispettano le tariffe stabilite. La mancata iscrizione all’elenco per piu’ di sei mesi comporta la decadenza del contributo all’editoria e di altri benefici pubblici.

”L’Ordine ha gia’ nominato il suo rappresentante in commissione (lo stesso presidente ndr) – dice Iacopino – Sollecito l’Fnsi e l’Inpgi a non temporeggiare aspettando la richiesta. Non dobbiamo concedere alibi perche’ gia’ l’organizzazione degli editori, ovviamente, cerchera’ di tirarla per le lunghe”.

Pur rivoluzionaria, in quanto per la prima volta estende l’articolo 36 della Costituzione anche ai lavoratori autonomi e potrebbe quindi fare da modello per altre categorie, e fortemente richiesta dalle migliaia di giornalisti sottopagati, la legge mantiene pero’ ancora molte criticita’ e non risolve alcune annose questioni come ”i molti subordinati spacciati per autonomi” o ”le finte partire Iva”, dicono il vicedirettore generale dell’Inpgi Mimma Iorio e il direttore dell’Fnsi, Giancarlo Tartaglia.

Occorrono poi dei ”paletti”, aggiungono i lavoratori, ”per non rischiare di peggiorare la situazione dei pochi freelance finora adeguatamente pagati”.

(ANSA)

 

Questa invece la sintesi più corposa, a cura della collega Faiella, che riporta anche il corrispondente minutaggio sul video caricato su You Tube:

 

INTRODUZIONE DI PAOLO BUTTURINI, SEGRETARIO STAMPA ROMANA

AVVOCATO BRUNO DEL VECCHIO (consulente Fnsi), dal minuto 07.20 :  

“La legge sull’equo compenso indica un percorso che poi va riempito di contenuti. Introduce un principio nuovo: per la prima volta per il lavoro autonomo  (in senso lato, non solo per giornalisti ndr) c’è  il richiamo all’art 36 della Costituzione (“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”).
L’art. 36 non dice però come deve essere individuato il “minimo”. Secondo l’orientamento della Corte costituzionale in proposito, la retribuzione minima ex art. 36 la stabiliscono i contratti collettivi di lavoro, quindi le parti sociali ( rappresentanti di lavoratori e datori di lavoro).
La Commissione che dovrà determinare l’equo compenso non potrà non far riferimento ai principi contenuti
nell’art. 36 della Costituzione; : dovrà individuare dei parametri: la legge non fa riferimento alle tariffe professionali ma alla contrattazione collettiva.
 L’equo compenso riguarda il freelance vero non il lavoro autonomo “finto”, cioè quei giornalisti che di fatto lavorano come subordinati, anche se con contratti irregolari (cococo, false partite iva ecc) : questi non devono far riferimento alla legge sull’ equo compenso ma a tutte le altre norme che, a prescindere dai contratti firmati, consentono loro di andare dal giudice e chiedere il riconoscimento e l’applicazione del Ccnlg (contratto collettivo nazionale di lavoro giornalistico).
Una legge non può stabilire il minimo, dovrà farlo la Commissione.
Altro principio importante contenuto nella legge riguarda  le sanzioni alle aziende che non rispettano l’equo compenso. Anche qui bisogna riempire di contenuti. Un’azienda che non rispetta l’equo compenso, oltre a non poter accedere ai contributi pubblici, è esclusa anche da altri eventuali benefici come per esempio  cassintegrazione o prepensionamenti?”

GIANCARLO TARTAGLIA, DIRETTORE FNSI (da 22.50)
“La situazione è complessa e dobbiamo guardare il quadro generale: abbiamo la “Riforma Fornero” che ci sta creando grossi problemi, come sapete è intervenuta su cocopro e partite iva. Per esempio, chi  lavora con una partita iva, con lo stesso committente per più di 8 mesi per due anni consecutivi e percepisce l’80% dei compensi da questo rapporto con lo stesso soggetto o ad essi collegati,  ha una postazione di lavoro: se ci sono  almeno due di questi requisiti, secondo la legge,  si tratta di  una finta partita iva e il lavoratore va considerato collaboratore coordinato e continuativo. Ma se in un contratto cocopro non c’è il progetto si tratta di lavoro subordinato. Queste norme non si applicano agli iscritti ad albi professionali, quindi ai giornalisti. Alla Riforma Fornero doveva seguire un successivo regolamento, sentite le parti sociali. La fnsi ha chiesto di essere ascoltata ma non ha avuto risposta. Abbiamo inviato una lettera al ministro tenendo presente la particolarità del lavoro giornalistico (diverso da quello dell’avvocato o del medico), ma  non abbiamo avuto risposta.Poi è stato emanato il decreto in cui c’è scritto: “sentite le parti sociali” ma noi non siamo stati ascoltati.
È stato  legalizzato il giornalista con partita iva finta?
Altro passaggio riguarda i cococo: gli editori hanno detto che la legge riguarda i cocopro e noi abbiamo solo i cococo quindi non possiamo contrattare niente (domanda che sorge spontanea: ma allora perché stanno trasformando i cococo in scadenza in partite iva? ndr).
Abbiamo avviato il confronto sul lavoro autonomo in commissione paritetica (costituita da 3 rappresentanti degli editori e tre dei giornalisti ndr). Sembra che gli editori siano disponibili a ragionare sulla regolamentazione del lavoro autonomo e su equo compenso.
Un passo  avanti lo avevamo fatto con l’Uspi (associa i piccoli editori della stampa periodica ndr): abbiamo firmato tre anni fa un accordo in cui sono previsti  compensi minimi sia per cococo che per freelance. Quell’accordo è stato poi impugnato dalla stessa Uspi, perché – hanno detto - le aziende associate non reggevano quei costi e avevano minacciato di uscire dall’Uspi. Negli incontri avuti con editori abbiamo fornito dei numeri: circa 17 mila vivono di lavoro autonomo, divisi tra cococo e partite iva. Ma abbiamo ricevuto di recente segnalazioni che le aziende stanno trasformando i cococo in scadenza in partite iva perché hanno la protezione della legge.
Riguardo all’equo compenso ritengo esaurienti e ed esaustive le cose che ha detto l’avvocato Del Vecchio. Sugli aspetti metodologici, in particolare sulla commissione: il presidente dell’Ordine ha invitato sindacato e Inpgi ad  affrettarsi nella nomina dei propri rappresentanti. Ma quando abbiamo chiesto agli editori chi è il loro rappresentante, la risposta della fieg è stata che devono riunirsi perché ci sono anche rappresentanti di Uspi, Corallo ecc.. inoltre, lo stesso sottosegretario all’editoria, Peluso, è scomparso.
In commissione paritetica abbiamo portato il tariffario concordato con l’Uspi (proteste tra il pubblico: una notizia -per un periodico- vale 33 euro ndr ), si sono dichiarati disponibili a ragionare sulla griglia che tenga conto della dimensione della testata e cosa s’intende per notizia articolo, servizio.”


MIMMA IORIO, VICE DIRETTORE GENERALE VICARIO INPGI
“…Rispetto all’equo compenso, dal punto di vista previdenziale non cambia niente. Se il lavoratore percepisce compensi , l’editore deve versare i contributi all’Inpgi….”

ENZO IACOPINO, PRESIDENTE ORDINE NAZIONALE GIORNALISTI  (da 1.03.40)
Se si vuole rispettare una legge dello Stato entro il 18 febbraio va fatta la Commissione.
l’Ordine ha già comunicato il suo rappresentante (lui stesso ndr) , abbiamo sollecitato Inpgi e Fnsi a fare lo stesso senza aspettare la nomina del rappresentante della Fieg:  così, noi giornalisti - saremo 3 su 7  in Commissione–    siamo in grado di dimostrare che abbiamo fatto la nostra parte.  Non concediamo agli editori degli alibi che si sta  tardando per colpa nostra.
Dobbiamo continuare a lavorare insieme: se ci dividiamo tra noi facciamo il gioco della controparte. La dobbiamo finire di polemizzare tra di noi: ho assistito a una polemica su un’affermazione che avrebbe fatto il segretario fnsi Siddi a Firenze (cioè che l’equo compenso potrebbe essere 14 euro ndr), forse non gli è venuta bene ma era estrapolata dal contesto in cui è stata fatta.
Chiedere che un articolo di 40 righe sia pagato 100 euro se pubblicato sul Corriere della sera o sul Corriere del Sud è un po’ ardito. Bisogna lavorare con serenità e dovete aiutarci ad averla.
Io e Butturini non siamo andati sempre d’accordo, ma ci siamo ritrovati su questa battaglia, forse perché ci siamo vergognati di quello che non abbiamo fatto prima? Ma è inutile continuare a ripetere che dovevamo farla prima. Qualcuno sta continuando con le polemiche da 4 soldi: cercando di creare nuove contrapposizioni, per esempio sostenendo che l’equo compenso porterà ad abbassare il  compenso di quella manciata di colleghi che già vengono pagati in modo dignitoso.   Mandiamo al macello quei 20 mila che non arrivano a 5 mila euro l’anno? (proteste tra il pubblico: non si può giocare al ribasso..).
Criticateci dopo,  alla fine del percorso, ora provate a darci contributi utili.
C’è una notizia di ieri: il Consiglio d’Europa invita i giornalisti sfruttati a fare ricorso,  a me è venuta una strana idea, ma abbiamo bisogno di dati..Mandateceli.”

PAOLO BUZZONETTI, FISCALISTA E COMMERCIALISTA ASR  (da 1.19.30)

“A livello fiscale i rapporti di lavoro non subordinato ha 3-4 tipologie di collaborazione: quella classica, cioè la partita iva, la collaborazione, il lavoro occasionale, fiscalmente esiste anche il diritto d’autore.
…Riguardo all’equo compenso, più  criteri certi ci sono meglio è, anche per evitare confusioni a livello fiscale. Delle griglie andrebbero individuate. Tra queste mi sembra difficile – come suggerisce qualche domanda -  da valutare la qualità che è un criterio discrezionale, anche se sacrosanto. Per esempio, sul web si cerca la notizia e non come viene scritta o quanta ricerca c’è dietro.
…Riguardo alla perdita di benefici pubblici, sarebbe preferibile un’interpretazione estensiva, per esempio si deve ragionare anche su eventuali agevolazioni fiscali cui l’azienda potrebbe accedere.”

TARTAGLIA (da 1.28 )
Se con l’equo compenso vogliamo regolare rapporti fintamente autonomi non è questa la via.
….(Ritorna sulla riforma Fornero)   nella popolazione giornalistica con partita iva l’80% è sotto questa cifra.

BUTTURINI  (da 1.32.03)
Il dibattito (aveva ribadito che questo è un seminario tecnico)   è importante quando si hanno  le idee chiare e si sa quali sono i confini e le regole con cui si gioca la partita, poi si decide se giocare con più attaccanti o difensori. Concordo con il presidente Iacopino: mai come in questo momento è bene abbattere gli steccati e provare a confrontarsi, ciascuno con le sue competenze, cercando di tenere unita la categoria, non è il caso di scatenare una guerra tra garantiti e no.
 
DOMANDE E RISPOSTE (da 1.35)
Domanda su convenienza del pagamento a orario invece che a pezzo, come accade nei Paesi anglosassoni. Risponde Del Vecchio: il pagamento “a tempo” si cerca di introdurlo in tutte le professioni. Il nostro ordinamento non l’ha mai introdotto.   Nei paesi anglosassoni il lavoratore autonomo è pagato a tempo e bene. Da noi? Sarebbe auspicabile in tutte le categorie di autonomi ma  non possiamo considerare come parametro l’ora del lavoratore subordinato, come diceva il fiscalista, perché lì l’editore paga tante cose.     
 1.40.30 
Domande su  equo compenso come strumento per rendere poco conveniente il lavoro finto autonomo e parasubordinato  e su  giornalisti che lavorano in  rai con altri contratti.
Rispondono Tartaglia ( da 1.42.15) e Iorio 

1.51 
Domanda di un collega che lavora con partita iva: tariffe Uspi fuori dal mondo, le cifre individuate sfiorano il ridicolo per chi vive davvero di questo mestiere senza altri introiti. E anche gli scaglioni che comprendono  giornali con tirature che vanno da 40 mila a 100 mila copie. L’equo compenso o lo facciamo bene o buttiamo tutto a mare.
Chi andrà a rappresentare i freelance in Commissione? Risponde Tartaglia (da 2.01).


Da 2.10.35
Bisso, cdr Repubblica (hanno aperto sportello sindacale in azienda e mirano a creare un coordinamento dei collaboratori).

2.16.38:  Domanda sul rischio che ci sia una corsa al ribasso da parte degli editori, bisogna porsi il problema di come gestirlo a livello sindacale e ordinistico… quali sono i criteri? preferirei saperli prima e non dopo. Per chi lavora per una qualsiasi azienda che non accede a contributi pubblici può ricorrere al magistrato per chiedere che il contratto sia dichiarato nullo?  E per quei collaboratori senza contratto che ricevono solo cedolini come si fa a stabilire se riceve un equo compenso? La definizione dell’equo compenso non è solo un problema tecnico ma politico e occorre il confronto con chi è lavoratore autonomo. Risponde l’avvocato Del Vecchio


Da 2.38.50
Riforma del lavoro che esclude i giornalisti: domanda a Tartaglia che aveva introdotto l’argomento. Diritto soggettivo a far valere i propri diritti o ricorsi collettivi – anche a livello europeo - “sponsorizzati” dal sindacato?
Risponde Tartaglia (da 2.47)


2.58.20 
Beatrice Curci, direttore di Stampa romana: il costo di un redattore ordinario (più di 30 mesi) è pari a 26 euro lordi l’ora, il netto è di 14 euro. Lo sconsiglio”


QUESITI
 

  • Credo che si debba partire da un confronto sulla cifra lorda degli assunti, che comprende pensione, casagit, tredicesima e quattordicesima, ferie, malattie ecc. Quanto costa un’ora di lavoro per un contrattualizzato (includendo le voci suddette e anche le spese e il rischio che un freelance si accolla)?

  • Il rischio è quello di un'interpretazione al ribasso, che individui solo un livello di compenso minimo (10-15-20 euro lordi a pezzo invece dei 4-5 oggi dilaganti???), che verrà poi applicato dagli editori indifferentemente a tutti i collaboratori, anche da parte di quei gruppi che oggi pagano cifre maggiori, con la scusa che quello sarebbe l’equo compenso ( o tariffario) secondo la legge. Ci avete pensato?

  • Bisogna fare attenzione alla differenza tra freelance -che difficilmente lavora per la cronaca locale, anche perché di fatto chiedono l’esclusiva, cioè: se lavori per il Mattino  non lavori per Corriere del Mezzogiorno - e parasubordinato o abusivo che scrive costantemente per la stessa testata (in questo caso per la cronaca non pagheranno mai un articolo 2-300 euro, oppure un 'inchiesta 500-1000 euro come oggi avviene nei periodici e nei principali gruppi editoriali, come Repubblica ed Espresso. Come intervenire per chi è “abusivo”?

  • Chi scrive più pezzi come o più di un dipendente è un finto parasubordinato, ha diritto ad essere assunto ex CNLG quindi il suo caso prescinde dal tema della legge sull'equo compenso, che riguarda il giusto trattamento economico nel settore del lavoro autonomo. La riforma Fornero è stata un’occasione mancata, visto che i giornalisti con partita Iva e cococo non potranno essere regolarizzati anche se lavorano prevalentemente per lo stesso committente? Come pensate di superare questo insopportabile sfruttamento?

  • il taglio dei compensi dei collaboratori fatto sistematicamente dagli editori – anche nel periodo in cui scattavano gli aumenti per i contrattualizzati - è l’ennesima prova che si trattano assunti e collaboratori precari come appartenenti a due categorie diverse, come cioè se non facessero lo stesso lavoro. come si pensa di porre un argine e soprattutto come si pensa di adeguare i compensi dei freelance al potere di acquisto?

  • Rischio che i giornali pongano sempre più un “tetto” al numero degli  articoli: già oggi se lo si supera (per esempio 15 al mese) , quelli eccedenti non vengono pagati. Cosa si pensa di fare?

  • Online: il proliferare anche di blog tenuti gratis oppure da giornalisti assunti sostituiscono notizie giornalistiche, a mo’ di marketing e viene anche  meno la figura del giornalista mediatore. Cosa proponete?

  • L’Inpgi può verificare se un collaboratore/dipendente camuffato ha un solo committente, sempre lo stesso, da anni.. perché non lo fa insieme al sindacato?

  • Uffici stampa pubblici e privati sono esclusi dall’equo compenso?

  • Ci sono testate soprattutto sul web che non ricevono contributi pubblici: potranno continuare a sottopagare? i quotidiani utilizzeranno sempre più i service per eludere l’equo compenso...

  • È vero ciò che ha riportato la repubblica degli stagisti, che cioè il sindacato (nella persona del suo segretario Siddi) pensa che l’equo compenso possa essere pari a 14 euro??? Ma queste persone fanno i  giornalisti?

  • l’equo compenso diventerà una sorta di tariffario di riferimento o solo una soglia minima garantita, inderogabile e valida per tutte le tipologie di giornalisti autonomi? Rischia di diventare un compromesso tra le tante tariffe correnti, danneggiando i veri liberi professionisti che contrattano il compenso con il caporedattore?

 
PROPOSTE E CONSIDERAZIONI


  • Tutti i compensi dovranno rimanere gli stessi di adesso, tranne quelli inferiori all’equo compenso, che ad esso dovranno adeguarsi. Per le fasce bassissime, quelle dei 3 euro, di fatto lo diverrà e avrà per effetto una falcidia terrificante, ma ciò è quello di cui la categoria ha bisogno: liberarsi della zavorra di chi appartiene alla stessa solo perché  lavora gratis o quasi. Questa gente non ha NULLA a che fare con la professione
  • Se per gli assunti c'è l’integrativo aziendale va considerato anche per i freelance

  • La legge riguarda i media che ricevono contributi pubblici e dunque l’equo compenso non può essere una cifra al ribasso, se no sarà legalizzato lo sfruttamento del lavoro.
 
  • Oltre ai parametri “ tiratura”, testata “nazionale/regionale”, notizia/servizio/inchiesta, vanno valutati  qualità e tempo impiegato (anche per scrivere 20 righe può essere necessario un lavoro di una settimana..). Il compenso deve essere equo in relazione alla tipologia di lavoro svolto: una cosa è seguire una conferenza stampa, altra trovare la notizia sentendo più fonti, facendo un lavoro di ricerca o parecchie telefonate ecc
  • La mezza giornata di lavoro dovrebbe essere considerata il minimo-base per un pezzo.

  • Il compenso deve essere comprensivo del lavoro di preparazione e ricerca oltre che del tempo impiegato per seguire convegni, per trasferte, spostamenti. Vanno pagati i pezzi non pubblicati

  • Pezzi commissionati con urgenza, che impongono lavoro in giornate festive: va prevista una maggiorazione (da lasciare alla libera contrattazione tra le parti ma da inserire come principio nel prossimo contratto collettivo)

  • Il compenso minimo a giornata di un libero professionista non può essere inferiore a 300 euro

  • Tener conto dei rischi che liberi professionisti si accollano, senza contare che non ci si può ammalare, non ci sono ferie, spese a carico, nessuna copertura assicurativa (per esempio è necessaria una polizza condivisa tra le parti a copertura delle reciproche responsabilità)

  • VA ASSOLUTAMENTE EVITATO CHE UNA MATERIA DELICATA E PROTEIFORME COME LA LIBERA PROFESSIONE VENGA AFFIDATA A PERSONE INESPERTE DEL MESTIERE  E CHE NON LO FANNO IN PRIMA PERSONA QUINDI NON CONOSCONO LA DIFFERENZA TRA FREE LANCE E PARASUBORDINATI E/O ABUSIVI!!! CHI CI VA IN COMMISSIONE?
 
  • Compensi minimi INDEROGABILI per i FREELANCE: un lancio di agenzia non può essere pagato meno di 50 euro, una notizia per un quotidiano o un periodico nazionale con una tiratura sopra le 200 mila copie non può essere inferiore a 150 euro, un articolo non inferiore a 300 euro, un’ inchiesta non inferiore a 500 euro (lasciando libera la contrattazione tra le parti, in base al lavoro, alla “firma”, al settore..). Per un quotidiano o periodico a livello regionale una notizia non può essere inferiore a 50 euro, un articolo a 100, un’inchiesta non inferiore a 200
Abolire le differenze di compenso tra carta e web

 

 

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