“Un mondo a parte”: bell’Abruzzo, anche se stereotipato e qualche buona riflessione sulla scuola
Celebrato e osannato in parte giustamente, “Un mondo a parte” è un tranquillo film del filone tipico dell’ultima commedia italiana fatto di buoni sentimenti e strizzatine d’occhio al politicamente corretto. Più che al mondo della scuola, cui comunque rende un buon servizio, individuandone dei nodi problematici essenziali (come l’eccesso di burocrazia per cui si risponde alla cecità dei numeri con la forza dei certificati, anche se non proprio veritieri al 100%, o con il ricorso agli espedienti “formali” per salvaguardare la “sostanza” di una missione educativa imprescindibile oppure l’accenno – volante ma significativo – alla precarizzazione estrema e ai bassi stipendi), ho letto il film come una forte denuncia dello spopolamento delle aree interne, da sempre la forza del nostro Paese, della mancanza dei servizi che distrugge comunità secolari che pure hanno a fatica creato un equilibrio con la natura circostante. Un problema che ingloba anche quello della scuola, della denatalità e di tanti altri che rendono la situazione difficilmente gestibile.
Vedere il film ben recitato in abruzzese (con qualche errore di accenti qua e là) fuori regione è stata una bella e simpatica esperienza di identità (con commenti in dialetto che raccoglievano i brusii stupiti degli spettatori accanto e attorno a noi), ma l’Abruzzo che esce dal film è sì bello e attrattivo, tuttavia parecchio stereotipato (basti pensare all’insistenza sul tema delle “pecore” e delle “capre” e una immancabile – ma fuori contesto – citazione degli arrosticini).
Il finale poi, come da copione, è un obbligato happy end che forza anche la mano ai regolamenti scolastici (come ha ottenuto l’assegnazione provvisoria a metà anno un maestro lodigiano in servizio a Roma senza residenza in Abruzzo né familiari a carico o da assistere? E come può confermare il suo trasferimento definitivo se non ha presentato domanda entro fine marzo tant’è che va via l’ultimo giorno di scuola, senza neppure terminare le lezioni e partecipare agli scrutini e agli adempimenti di fine anno?).
Alla fine un film godibile, significativo, carino, ma non certo un capolavoro epico… da vedere per mettere in moto riflessioni.