Silvio Berlusconi ha incarnato ciò che tutti abbiamo dentro: la intelligente riflessione di Sandro Veronesi
Nel delirio, anche un po’ stucchevole, dei commenti, dei coccodrilli, dei panegirici, dei ricordi “pelosi” di Silvio Berlusconi che stanno inondando le tv da 24 ore filate, credo che meriti di essere letta la riflessione di Sandro Veronesi, il cui incipit mi è stato segnalato su Sky TG24 dal sempre ottimo Nicola Ghittoni, il miglior conduttore di Rassegna Stampa mai visto in vita mia.
“(…)Per me, come dice il mio sogno, Berlusconi era un pezzo di me. Nel Vangelo Gesù dice: “non è quello che entra nell’uomo che corrompe l’uomo, ma quello che esce da lui” – e Dio solo sa quanto io l’abbia tenuto dentro, rinchiuso, imprigionato, il Berlusconi che è in me. Però c’era, e c’è ancora, e stamattina ha provato dolore per la propria morte, e si è commosso. Se però fosse solo una questione privata tra me e lui non avrebbe alcun senso renderla pubblica. Il fatto è che io credo che questo valga per tutti. (…)forse ciò che Berlusconi ha incarnato senza vergogna si trova dentro ogni essere umano: nessuno nasce senza le pulsioni che lui ha spudoratamente lottato per soddisfare, e ora che lui non c’è più quelle pulsioni ci sono ancora, e noi dovremo continuare a lottare, ogni giorno, chi per seguire il suo esempio e soddisfarle il più possibile, chi per tenerle incatenate dentro di sé senza mai farle uscire (…)”.
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