Lo stemma comunale di Miglianico: uno sconosciuto di lusso
Un fascio di miglio, prima del 1996, nove spighe di miglio dopo il 1996… gira che ti rigira, lo stemma di Miglianico ha sempre come immagine principale il miglio, una pianta graminacea, simile al grano, che però non è mai stata tipica di questa zona. Perché questa ricorrenza? Perché quando nel 1996 è stato adottato dall’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri il nuovo stemma, per renderlo conforme alle leggi araldiche, non è stato modificato?
Probabilmente, il miglio richiama la “falsa etimologia” (o più tecnicamente “paraetimologia”) che spiega erroneamente il nome Miglianico come “paese del miglio”, una ipotesi che ancora si trova in qualche dépliant di diversi decenni fa, ma che è stata decisamente smentita dal linguista Marcello de Giovanni che ha ben spiegato come il nome “Miglianico” sia una formazione latina e longobarda (al pari di Bucchianico e Caramanico) che sta ad indicare un “prediale”, ossia un nome che indica la proprietà di un feudo, di un terreno. Così, Miglianico è la “terra di Emilio” (Aemilius + il suffisso prediale “anicus”) e dunque non c’entra nulla il miglio né tantomeno la presunta distanza di un miglio da una presunta cittadina, Sauria, che è stata distrutta dai Saraceni e i cui abitanti si sarebbero rifugiati sul colle su cui poi sarebbe sorta la cittadina.
Quando fu scelto lo stemma civico di Miglianico, quello precedente che oggi è lo stemma della Cantina Miglianico, era prevalente l’ipotesi etimologica del miglio e quindi l’immagine del gonfalone fu scelta probabilmente per quel motivo… Negli anni Ottanta del XX secolo de Giovanni pubblica il suo studio sui toponimi abruzzesi e impone la sua teoria. Quando nel 1996 si deve modificare lo stemma di Miglianico per renderlo più conforme alle leggi araldiche, si decide probabilmente di non toccare un simbolo che è entrato nell’abitudine dei Miglianichesi. Ed ecco allora il nuovo stemma, che ha comunque il miglio come immagine caratterizzante.
Sullo stemma, ovviamente c’è la corona araldica tipica dei Comuni (che è diversa da quella delle città e delle province) e sotto i due rami d’ulivo e di quercia, presenti anche nell’emblema della Repubblica Italiana.
Il ramo di ulivo simboleggia – come spiega il sito Internet della Presidenza della Repubblica – la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale.
Il ramo di quercia che chiude a destra l’emblema, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo.