La chiesa di Madonna delle Piane e la sua storia: riprendo le ricerche degli anni Novanta
Grazie all’impulso della presidente del Comitato Feste 2019, Annalisa Palladinetti, ho ripreso ed ampliato le ricerche realizzate a fine anni Novanta, per un articolo su “Il Tempo d’Abruzzo”, oggi presente all’interno della chiesetta, sulla edificazione della chiesa della “Madonna delle Piane” a Miglianico, lungo il fiume Foro.
La richiesta che mi è stata fatta è stata quella di contestualizzare il momento storico in cui è sorta la leggenda che ha dato origine alla chiesa e di cercare qualche notizia sulla tradizione popolare legata alla festa della Madonna delle Piane, quella della “cuccagna”. Probabilmente, le mie ricerche daranno luogo all’erezione di un nuovo pannello, simile a quelli già installati nel centro storico.
Questo il testo della ricerca:
La festività della Natività della Beata Vergine Maria, che il calendario della Chiesa pone all’8 settembre, si carica nella nostra comunità parrocchiale di un significato più locale e legato ai fatti della nostra piccola, ma significativa storia: è quella che ha dato origine alla tradizionale festa della “Madonna delle Piane” che si celebra nella omonima chiesetta lungo le rive del fiume Foro, incastonata tra le contrade di Cagialone e Piane San Pantaleone. La costruzione dell’edificio sacro alla Vergine è legata, secondo le storie tramandate oralmente di padre in figlio, raccolte per la prima volta in uno scritto degli anni Trenta del XX secolo dallo storico Francesco Verlengia, ad una terribile ondata di piena che in un settembre imprecisato del XVIII secolo ruppe gli argini del Foro che straripò, con gravi conseguenze per i campi coltivati. Nel momento più grave della piena, con le acque del fiume che invadevano tumultuose le terre di Miglianico, si vide galleggiare sulle onde che avanzavano un quadro che rappresentava la Vergine Maria e che sembrava essere portato dolcemente tra le braccia del Foro, visto che più si approssimava alla terra asciutta, più il suo corso si faceva lento e regolare. Quando il dipinto fu depositato sui campi non toccati dalla piena si vide che il ritratto era di incomparabile bellezza, così la devozione popolare decise di costruire una cappelletta votiva lì dove il quadro si era arenato, anche perché da allora il grosso delle acque iniziò a ritirarsi: fu edificata così la chiesa di quella che fu subito chiamata la “Madonna delle Piane”, la cui festa, in ricordo dello straripamento del Foro, fu fissata all’8 settembre. L’immagine sacra rimase intatta nella costruzione voluta dai contadini devoti fino allo sfollamento: un altro 8 settembre, quello tragico del 1943, almeno per coloro che, come i miglianichesi, si trovarono a nord della “linea Gustav”, quando fu annunciato l’armistizio tra le forze italiane e gli Anglo-Americani nel corso della Seconda Guerra Mondiale, segnò la data della razzia tedesca di tutte le opere d’arte considerate di valore rinvenute nella zona. Tra di esse, anche il busto d’argento di San Pantaleone e la tela conservata nella chiesa della Madonna delle Piane. Solo alla fine della guerra, i devoti della Vergine Maria, scossi ancora dal furto del quadro miracoloso, contattarono il pittore Rolando da Ponte che ne fece una riproduzione, che oggi viene ancora conservata nella cappelletta rurale dove ogni 8 settembre continua la tradizione della festa della Madonna con l’appellativo “delle Piane”.
Sulla tradizione della “cuccagna” nella “strana” forma assunta nel nostro paese, questo è il testo della ricerca:
La caratteristica che rende unica la tradizione della Madonna delle Piane a Miglianico dal punto di vista della festa popolare è la ininterrotta presenza della cosiddetta “cuccagna”, che consiste nella sfida tra alcuni uomini (che negli anni recenti è stata anche arricchita da una sezione “giovani” e da una femminile) che con le mani ben legate devono mangiare nel più breve tempo possibile un piatto di pasta con il peperoncino piccante, divertendo non poco il pubblico. Certamente non è una specificità tutta miglianichese, perché il gioco, che correttamente si chiama “dell’abbuffata” è diffuso in tutto il centro-sud Italia; la curiosità però è legata al nome “cuccagna” dato a questa tradizione, in quanto esso designa correttamente un altro tipo di gioco popolare, che si realizza innalzando un palo ben ingrassato, per essere reso scivoloso, in cima al quale vengono appesi cibarie di ogni tipo, che saranno appannaggio di chi riuscirà a salire tutta la trave. Perché a Miglianico storicamente si parla di “cuccagna”? La spiegazione è tutta linguistica: “cuccagna” deriva dal termine del latino medievale “Cocania” con il significato di «paese dell’abbondanza», probabilmente foggiato con una voce dell’antico alto tedesco indicante dolciumi (infatti ancor oggi “Kuchen” indica in tedesco «dolce, torta»), insieme al suffisso latino “-ania” tipico per i nomi di regione. Poiché “cuccagna” è “paese dell’abbondanza” o “dell’abbuffata”, quello che era il “gioco dell’abbuffata” è stato traslato come “gioco della cuccagna”.