Un sindacato bradipo in una realtà supersonica. Poi uno dice che ironizza…
Avrei volentieri fatto a meno di commentare la manifestazione decisa dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi in difesa della “mia” redazione regionale de “Il Tempo”, fissata al 25 ottobre, ossia a meno di una settimana dalla data di chiusura (31 ottobre) decisa da due mesi dalla proprietà, che a noi collaboratori ha già inviato le “lettere di licenziamento” ed ha fatto partire da tempo le procedure per la cassa integrazione a zero ore per i contrattualizzati.
La cosa si commenta da sola, alla luce anche della lunga incubazione della crisi del giornale e soprattutto dell’assoluto silenzio del sindacato sull’assurda posizione “menefreghista” del Cdr de “Il Tempo”.
Ma…
Ad aizzare l’animo è arrivato il pomposo titolo dell’articolo con cui si annuncia la manifestazione, comparso sul blog delle associazioni regionali aderenti alla Fnsi:
Chiude Il Tempo Abruzzo, insorge il sindacato
Insorge? Diciamo che risorge… o meglio si sveglia dal letargo… Ma che cosa pretende di fare il sedicente sindacato unitario dei giornalisti (che a livello nazionale ha svenduto la professione per firmare un contratto vergognoso ed ha chiuso un accordo con gli editori per svuotare di senso l’equo compenso), a sei giorni dalla chiusura della redazione abruzzese? Cosa pensa di fare se fino ad ora non ha speso una parola per noi, se non ha richiamato all’ordine i presunti sindacalisti del Cdr che hanno lasciato al loro destino i colleghi contrattualizzati (per non parlare dei collaboratori, di cui è stato letteralmente detto “non ce ne frega un c…”), se, pur sapendo della crisi montante da quattro anni almeno (come da mia personale testimonianza), non si è pensato ad alcun intervento o ad alcuna soluzione alternativa?
Sicuramente sarà una bella passerella, con belle parole consolatorie, con grandi richiami sulla “minaccia alla libertà di informazione”, un paio di telecamere (si spera), qualche taccuino, poi aperitivo (solidale, immagino pagato dal sindacato) e si torna a casa, senza aver inciso di una virgola su quanto succederà inevitabilmente il prossimo 31 ottobre. Come è successo già troppe volte e come spero non succederà per la redazione abruzzese de “Il Messaggero”, che sta lentamente ripetendo la china de “Il Tempo”: chiusura delle redazioni di Chieti e Teramo prima, poi quella dell’Aquila, concentrazione di tutto su Pescara e infine… pof… sparisce l’Abruzzo. Ecco, se la derelitta storia de “Il Tempo” abruzzese può insegnare e servire a qualcosa, sarà se il sindacato avrà il coraggio di pensare, adesso, non quando sarà annunciata la chiusura, qualche idea per evitare la dispersione del patrimonio rappresentato da “Il Messaggero”, dopo aver lasciato colpevolmente all’abbandono “Il Tempo”.
Altrimenti, un sindacato a che serve? Domanda che da lungo tempo mi faccio pensando alla Fnsi, un sindacato bradipo in una realtà supersonica.
Mumble mumble…il sindacato dorme (o meglio è in coma perenne)…poi arriva la primavera, lo stormire del congresso…e tutto torna buono per gettare fumo negli occhi ai pochi che ancora ci credono…perfino l’insurrezione tardiva dopo una chiusura annunciata da mesi…di che ti meravigli? Al contrario. E’ il segno che lì, all’Fnsi, tutto è normale!