Solidarietà e vicinanza: se il mio cuore (fisico) mi ha impedito di seguire le ultime fasi dell’equo compenso, quello morale è sempre accanto ai Coordinamenti
Ho molto sofferto di non aver potuto seguire l’ultima, intensa, fase della commissione ministeriale sull’equo compenso, finita ingloriosamente con il baratto (al ribasso) tra contratto e quantificazione del “mitologico” equo compenso, messo in atto tra gli editori e il sindacato unico dei giornalisti, che ha svilito il senso di una battaglia di anni: purtroppo il mio cuore, quello fisico, ha deciso che era l’ora di “fare un tagliando” e quindi ha abbandonato il cuore “morale” che continuava a tifare dietro la tastiera.
Ma oggi, sfidando la fatica e la convalescenza di un delicato intervento, almeno due righe le devo scrivere.
Le devo ai colleghi, chi conosciuti a Firenze, chi collegatisi con me via web grazie alle lotte sull’equo compenso in questi anni, che oggi hanno manifestato all’interno della Fnsi affrontando con garbo e decisione l’intero vertice sindacale che ha tentato incredibilmente di far passare l’accordo sull’equo compenso e sul contratto (dove sono stati inseriti gli autonomi per la prima volta) come un miglioramento per gli oltre tre quarti dei colleghi che non hanno uno straccio di contratto, pur rappresentando oltre l’80% dell’informazione prodotta in Italia.
Su questo servizio di Repubblica Tv c’è un’ottima sintesi corredata di video, del confronto di oggi. Sottoscrivo ogni garbata e ferma parola della cara collega Valeria Calicchio, che ho avuto modo di conoscere a Firenze. Faccio mia la riflessione, evidente, del collega Ciro Pellegrino, incontrato più volte sull’asse Firenze-Roma: “Si può vivere con 250 euro al mese? Si pagano l’affitto, le bollette, il cibo con 3000 euro all’anno?”.
Ci sono anch’io. Ci sarei stato anch’io se non fossi stato bloccato a letto. Grazie per il vostro impegno.
Stavolta mi sa che o si cambia o si muore. Ancora una volta il buon Stefano Tesi (che addirittura è stato anche lui a Roma) ha visto giusto, nel suo blog: paradossalmente dovremmo ringraziare questa dirigenza sindacale che è riuscita nella titanica impresa di scontentare tutti e di perdere la faccia senza se e senza ma, per il fatto che adesso possiamo buttare all’aria senza problemi il concetto, già di per sé assurdo, di sindacato unico.
Oltre a ringraziare il collega Tesi, che mi ha allietato con i suoi post la lettura sempre più faticosa (causa rischio di travaso di bile) delle fasi degli accordi segreti che sono sfociati nel disastro contrattuale, ringrazio il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, che mi ha permesso, come a molti, di conoscere con precisione parole, cifre, geometrie d’accordo, spostamenti di campo eccetera.
Grazie ai colleghi che, da tempo o nelle ultime settimane, stanno conducendo una splendida battaglia: vivere dignitosamente da giornalista o morire come professione.
Io ci sono. Ancora per un po’ solo con il cuore (che oggi è a posto, per fortuna).
In alto i cuori (in tutti i sensi) e abbasso il sindacato unico (che tanto più in basso di così non potrebbe andare).