La moglie teatina di Eduardo De Filippo e una serata al Marrucino
Un altro bell’articolo che ho avuto modo di scrivere per Il Tempo mi ha aperto uno squarcio nella vita di un grande del XX secolo, Eduardo De Filippo, che non sapevo avesse una moglie di Chieti e che proprio questo pomeriggio sarà ricordato nel “nostro” teatro Marrucino (ore 17.00 per chi vuole farci una scappata) grazie all’intervento di Mario De Bonis, amico personale della famiglia De Filippo, che ho avuto la fortuna di intervistare proprio ieri.
Questo il pezzo uscito stamattina su “Il Tempo”:
Antonello Antonelli
CHIETI Due passioni inedite di Eduardo De Filippo, di cui nel 2014 ricorre il trentennale dalla morte, uniscono a doppio filo il grande commediografo all’Abruzzo e a Chieti: la prima era l’affetto smisurato per la sua terza moglie, Isabella Quarantotti, nativa di Chieti e nipote di due grandi teatini, Filippo Masci e Filandro Quarantotti, la seconda era la predilezione per la poesia, che lo impegnò tantissimo ma che in termini letterari paga lo scotto per la sua monumentale produzione teatrale e che invece viene ora riscoperta grazie al teramano Mario De Bonis, amico personale della famiglia De Filippo. Proprio questo pomeriggio, alle 17.00, al teatro Marrucino sarà ripercorsa la vita del geniale commediografo attraverso le sue poesie più belle, molte delle quali raccolte dalla moglie Isabella, che pubblicherà due volumi dopo la morte di Eduardo: «Metti una sera a casa di Eduardo De Filippo ed Isabella Quarantotti», questo il titolo dell’evento, organizzato dal Rotary Club di Chieti e dall’associazione «Noi del G.B.Vico», che vedrà la partecipazione della figlia di «donna Isabella», Angelica Ippolito (nata dal primo matrimonio con lo scienziato Felice Ippolito) e Mario De Bonis, che racconteranno episodi della vita quotidiana della famiglia De Filippo, declamando alcune delle liriche più belle del grande attore. Abbiamo incontrato prima dell’evento De Bonis, che da anni è impegnato in una meritoria opera di recupero e di diffusione del De Filippo poeta.
Come nacque l’amicizia tra lei e De Filippo?
Da sempre ammiravo il grande Eduardo e grazie a mio fratello Donato (l’allora segretario dello Ior e collaboratore di mons. Paul Marcinkus, ndr) che lo conosceva bene mi sono offerto di far da autista a lui e donna Isabella in una delle sue trasferte da Roma a Positano, da dove raggiungeva l’isolotto di Isca, che è sempre stato il luogo della sua ispirazione e del suo rifugio. Durante il tragitto, gli parlai della mia passione per la poesia e lui ne fu compiaciuto, tanto da donarmi alcune delle sue liriche.
Com’era nel privato Eduardo?
Era un grande personaggio, con il suo carattere un po’ particolare, dicevano un po’ burbero, certamente duro e di principi irremovibili, tanto da trattare il figlio Luca come un attore qualsiasi nella sua compagnia, ma anche molto amabile, specie a tavola, dove nascono alcune delle sue poesie più belle e dove amava lasciarsi andare davanti ad uno dei piatti della cosiddetta cucina povera napoletana, che amava e che la moglie Isabella preparava in maniera impeccabile.
Il De Filippo letterato e poeta è paragonabile all’Eduardo commediografo ed attore?
Certamente sì, se non addirittura superiore. Il mio libro, che sto presentando in tutta Italia («Eduardo visto da vicino», edito da Ricerche&Redazioni di Teramo l’anno scorso, ndr), è in effetti una vera provocazione letteraria poiché rivela un tratto sconosciuto di Eduardo tale che secondo me egli deve di diritto entrare, anche con le sue poesie, nei programmi scolastici. Sostanzialmente egli è l’erede, a tutto tondo, di Luigi Pirandello ma la nostra scuola lo ignora.