Una storia di 38 anni fa che oggi si rinnova ad Ari

Ari, piccolissimo paese confinante con il mio, è ormai noto a livello nazionale per l’impegno della sua amministrazione a tenere vivo il ricordo dei servitori dello Stato vittime del terrorismo e delle mafie, ogni anno organizza importanti incontri e dibattiti con i protagonisti della vita civile, politica, culturale d’Italia. Sembra incredibile come un paesetto di poco più di 1000 abitanti possa dare continuità (siamo ormai a circa un decennio) ad un impegno così importante.

Oggi l’incontro che si terrà ad Ari è quasi “storico” ed ho avuto la possibilità di anticiparlo stamattina con un mio articolo su “Il Tempo”.

Questo il testo:

 

Dopo 38 anni Pannella incontra il commissario che lo arrestò

Oggi Ari, nel giorno del compleanno, ricorda Emilio Alessandrini

ARI Trentotto anni dopo quell’arresto che cambiò la sua vita, l’ex commissario di Polizia Ennio Di Francesco, abruzzese di nascita ma girovago per l’Italia a causa del lavoro, incontra di nuovo l’uomo a cui aveva stretto le manette ai polsi: Marco Pannella, anch’egli abruzzese trapiantato a Roma. L’occasione per questa storica stretta di mano è l’assegnazione al leader radicale della «brocca di Ari», un riconoscimento ideato dall’ex sindaco (ora vicesindaco) Renato D’Alessandro che ha premiato magistrati, esponenti delle forze dell’Ordine, giornalisti ed attivisti impegnati nei temi della legalità e della giustizia il 30 agosto, il giorno del compleanno del magistrato abruzzese Emilio Alessandrini, ucciso a Milano dalle Brigate Rosse. Il premio a Marco Pannella è stato assegnato, come recita la motivazione ufficiale, per «la sua instancabile attività di combattente per la difesa dei diritti e la dignità di ogni persona». Contestualmente, viene presentato un libro della casa editrice abruzzese Noubs proprio di Ennio Di Francesco, scritto a quattro mani con il giornalista e vicecaporedattore del Tg2 Valter Vecellio, dal titolo «Radicalmente sbirro», che narra della sua carriera nelle Forze dell’Ordine e di come essa cambiò proprio dopo quell’arresto. Nella mattina del 2 luglio 1975, infatti, Marco Pannella si presentò battagliero ad una conferenza stampa nella Capitale per presentare le iniziative radicali in favore dell’adozione di una legge sulla droga meno restrittiva: il solo possesso di uno spinello apriva le porte del carcere e nel corso dell’incontro con la stampa il leader radicale trasse dal taschino una sigaretta alla marijuana e se l’accese, suscitando il comprensibile (e voluto) clamore. A presenziare quella conferenza stampa c’era l’allora commissario Di Francesco, in forza alla sezione «Narcotici» della Questura di Roma, che non poté far altro che arrestare Pannella e condurlo in carcere a Regina Coeli. Il commissario, però, aveva maturato da tempo, specie nella sua esperienza a Genova (dove tra l’altro conobbe e apprezzò il lavoro di don Andrea Gallo, che ha scritto, poco prima di morire la prefazione di «Radicalmente sbirro»), la convinzione che il proibizionismo non avrebbe risolto il problema del traffico di droga e per questo, pur agendo secondo i dettami della legge allora in vigore, inviò un personale telegramma di solidarietà a Pannella che lo rese pubblico, provocando una immediata reazione dei vertici della Pubblica Sicurezza. Di Francesco, che lavorava ad importanti indagini sul traffico di droga, venne immediatamente sollevato dai suoi compiti e trasferito, ma il dibattito sul quel doppio gesto di «rottura» (lo spinello e il telegramma) riuscì ad aprire una breccia nelle forze politiche che nel dicembre dello stesso 1975 approvarono una nuova legge in cui non era più contemplato il carcere per chi deteneva una «modica quantità» di stupefacente. A 38 anni da quei giorni convulsi il politico e il poliziotto tornano a confrontarsi e a chiedere una legislazione più moderna per la lotta al traffico di droga. Il pomeriggio di oggi vedrà il sindaco, Elena Di Biase, fare gli onori di casa e la filosofa Gabriella Paolucci leggere alcuni brani di «Radicalmente sbirro».

 

Sono proprio curioso di vedere questo incontro che rinnova un evento accaduto nell’anno della mia nascita: anche questa coincidenza temporale mi stuzzica visto che sono stato sempre attento ad approfondire ciò che succedeva negli anni in cui io c’ero ma non capivo… Inutile dire: giornalista fino alle midolla, io!

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