Ho un anno di giornalismo ancora: riuscirò a vedere l’equo compenso?
Pongo fine al mio prolungato silenzio non dovuto alle vacanze (che pure ho fatto) né ad una mancanza di argomenti (anche se in effetti difficile sarebbe stato avere un ritmo produttivo particolarmente incalzante), grazie all’atto finale del concorso al quale ho partecipato un po’ alla chetichella (per chi non mi era vicino, ovviamente): le graduatorie finali (anche se non ancora definitive).
Ho vinto il concorso per gli insegnanti. L’ho vinto per due classi di concorso (Italiano, Storia e Geografia nelle scuole medie e Italiano, Storia e Geografia nelle scuole superiori) e mi sono classificato in posizione utile per una futura abilitazione (chissà) in un’altra (Lettere e Latino nei licei). L’ho vinto senza aver mai insegnato. L’ho vinto senza mai volerlo davvero vincere. Perché sono e resto un giornalista. Perché questa è la mia vita. Ma la vita, a 38 anni, richiede anche delle scelte responsabili che pure non ci piacciono fino in fondo: in venti anni di carriera (che festeggerò il 31 agosto prossimo), il mio amato giornalismo mi ha regalato tante belle esperienze ma solo contratti precari.
Però ho un supplemento di tempo: farò il giornalista per un altro anno.
Questo perché giustamente, nonostante gli alti voti riportati nelle prove, coloro che avevano anni ed anni di insegnamento alle spalle hanno maturato punteggi relativi ai titoli che hanno compensato i loro bassi voti (rispetto ai miei) e che hanno permesso loro di stare davanti a me in graduatoria. Verosimilmente, salirò in cattedra nel settembre 2014.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: riuscirò a vedere l’equo compenso finalmente applicato in questo supplemento di tempo?
Tutto è rimasto allo stato in cui l’avevo lasciato a giugno prima di iniziare la girandola delle prove orali per il concorso: la commissione presieduta dal sottosegretario, Giovanni Legnini, si è riunita un paio di volte, ci sono state scaramucce, prese di posizione particolarmente dure, ma nulla di concreto. Ed oggi, a sette mesi abbondanti dall’entrata in vigore della legge sull’equo compenso, ancora nulla è stato fatto e il tempo passa e la validità della commissione è sempre di tre anni ed è sempre calcolata dal gennaio 2013. Le tecniche dilatorie viste in atto nel corso dell’iter parlamentare della legge si stanno puntualmente ripresentando in questa fase delicatissima in cui la commissione governativa deve quantificare l’equo compenso ed iniziare il suo lavoro di verifica sui comportamenti degli editori.
Qualche giorno fa, incontrando a Chieti il sottosegretario Legnini in occasione dell’arrivo del Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, giunto in Abruzzo per prendere cognizione del problema del Parco della Costa Teatina, con la familiarità che posso permettermi dalla comune origine e dalla lunga consuetudine lavorativa (Legnini è stato sindaco, poi presidente del Consiglio comunale, consigliere di maggioranza e minoranza, quindi ho raccontato spesso le sue vicende teatine), gli ho fatto una battuta sullo stallo dei lavori e lui, sorridendo, mi ha detto “Stiamo lavorando”. Non mi sento di non credergli, anche perché sa bene che gli sarei alle costole “fisicamente”.
Non ci resta che aspettare? Ok, ma fino a quando? Possibile che si possa disattendere, dagli organi stessi dello Stato, una precisa norma di legge? Questo mi fa sempre stupire…
Riuscirò a vedere l’equo compenso approvato prima di congedarmi dalla professione?
Prima di chiudere, una doverosa citazione (con tanto di scuse) per la riflessione sacrosanta del sempre mitico collega Stefano Tesi sulla “stanchezza da blogger” postata qualche giorno fa sul suo blog in cui si lamentava dell’affievolirsi del dibattito su tematiche pur importanti per la professione. Io sono di quelli che si è sfilato, nonostante facessi anche parte della “commissione ombra” sull’equo compenso. Il motivo ora lo sapete, del resto è stato alquanto sorprendente per me apprendere di essere stato ammesso all’orale del concorso senza aver studiato una riga che fosse una per lo scritto (durante il quale mi sono affidato ai soli ricordi liceali ed universitari). Cercherò di rimediare in questo anno di giornalismo che mi è stato concesso dalle graduatorie concorsuali. Salvo sorprese, che come si sa in Italia non mancano mai.
Haha, non ti preoccupare, rimarrai in ogni caso “ombra ad honorem” anche quando sarai sulla cattedra! E ricordati sempre il poeta: “Pulvis et umbra sumus”.