L’equo compenso diventa un segreto di Stato? Nessun resoconto sul sito del Senato
Probabilmente a tradire i solerti stenografi del Senato è stata la febbrile attesa che si era generata nei giorni scorsi sulla riunione del “comitato ristretto” nominato dalla Commissione Lavoro per studiare la compatibilità del disegno di legge sull’equo compenso giornalistico con la riforma del mercato del lavoro: così, il contenuto sommario della seduta di oggi pomeriggio pare diventato un “segreto di Stato”.
Se infatti si clicca sulla sezione apposita dei “resoconti sommari” della XI Commissione (che vengono aggiornati in tempo reale, a differenza di quelli “stenografici” che sono fermi a giugno, guarda caso proprio prima della famosa audizione del ministro del Lavoro Elsa Fornero che disse di essere stata male interpretata), si assiste ad una sconcertante realtà: il resoconto del comitato ristretto, che si è svolto dalla 15.00 alle 15.40, è praticamente vuoto (ci sono solo i titoli dei ddl esaminati e l’indicazione del relatore e del tempo impiegato per la riunione), mentre il resoconto della susseguente seduta di Commissione, iniziata alle 15.40 e terminata alle 16.30, è bello completo.
Che è successo? Perché nessuno si è preoccupato di inserire il resoconto del comitato ristretto? Non è forse un’attività pubblica tanto quanto quella della seduta plenaria di Commissione? Non abbiamo diritto a sapere, seppur sommariamente, cosa si è discusso in 40 minuti di riunione?
Tuttavia, qualche indicazione si può ricavare dalle scarne indicazioni presenti sul cosiddetto resoconto: essendoci la dicitura “seguito dell’esame e rinvio”, è evidente come il comitato ristretto si è perso in chiacchiere e poi, arrivata l’ora della plenaria, ha rinviato tutto ad altra data. Come temevo io ieri.
Che dire? Arriverà mai il giorno in cui l’equo compenso diventerà legge? Inizio seriamente a dubitarne, ma non per questo occorre mollare la presa: resistere, pressare, scrivere, denunciare…
Così come hanno fatto finta di nulla sul recente dpr agostano che prescrive l’esame di stato per esercitare la professione di giornalista e pare che siano previste nuove commissioni per il riconoscimento di altri pubblicisti nel mese di settembre, così nessuno ha interesse a muove troppo le acque. E allora? Mostrare i denti e cominciare a ringhiare.
Potrei fregarmene come giornalista professionista pensionato, penso di non togliere spazio a nessun collega, ma mi fa rabbia vedere morire la mia professione.