Equo compenso: riparte l’accidentato iter in Senato? Attendiamo conferme ufficiali
Archiviata la lunga pausa estiva, i senatori tornano alle occupazioni consuete e tutti gli occhi tornano a puntarsi sui lavori della Commissione Lavoro, dove giace da troppo tempo il disegno di legge sull’equo compenso, assurdamente rallentato da una manovra dilatoria che vorrebbe far passare il provvedimento per le “forche caudine” di una commissione ristretta che dovrebbe studiarne la compatibilità con la legge di riforma del lavoro, adottata qualche mese fa, che esplicitamente esclude gli iscritti agli albi professionali. Mah…
Spulciando sul sito del Senato, oltre ad accorgersi che da giugno scorso gli stenografi non ancora riescono a pubblicare il resoconto “stenografico” completo delle fondamentali sedute di luglio, dove il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il sottosegretario all’Editoria Paolo Peluffo hanno espresso dubbi sul ddl sull’equo compenso (impedendoci dunque di valutare in pienezza le parole dei due esponenti di Governo), c’è l’indicazione che all’ordine del giorno di questa settimana la Commissione Lavoro non ci pensa proprio ad affrontare il provvedimento, che gode, almeno teoricamente, di un ampio fronte favorevole e bipartisan.
Tuttavia, nella giornata di oggi, si sono diffusi – a partire dalla bacheca Facebook dell’autorevole collega Fabrizio Morviducci, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti – rumores su una presunta calendarizzazione del “ddl Moffa” per la prossima settimana: una notizia che sarebbe importante, ma che ancora non gode del crisma dell’ufficialità, visto che nella sezione “ordini del giorno” del sito ufficiale del Senato non vi è alcuna indicazione degli argomenti che le Commissioni affronteranno la settimana dal 17 al 22 settembre.
Speriamo vivamente che tale calendarizzazione si possa concretizzare e che possa essere anche sparita la necessità di una inutile commissione ristretta: seguirò come sempre attentamente il sito del Senato per vedere cosa succede.
Intanto, la calura estiva ha portato ad una resipiscenza Beppe Grillo che, dopo mesi ed anni di attacchi alla categoria dei giornalisti, descritta come prona e serva del potente di turno, ha scoperto che esistono anche i precari e che addirittura essi sono la maggioranza assoluta del mondo giornalistico: siamo felici di questa correzione in corsa, visto che una voce in più che riconosce le nostre istanze non ci fa certo male.