Equo compenso protagonista ieri in Senato: tanti gli attestati di stima, ma poche certezze
Una lunga giornata, quella di ieri, trascorsa al Senato per l’equo compenso: dapprima nella cerimonia del Ventaglio, alla quale ho potuto partecipare grazie alla squisita cortesia del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, poi al confronto-conferenza stampa con i senatori della Commissione Lavoro (dove è bloccato il disegno di legge) e con alcuni parlamentari nella sala Caduti di Nassirya.
La giornata, raccontata via Twitter in diretta (ora disponibile ordinatamente sul web grazie al gruppo Facebook “Giornalisti freelance”), si era aperta con i migliori auspici: già nell’introduzione alla cosiddetta “Cerimonia del Ventaglio” (il tradizione incontro che precede le vacanze estive tra il presidente del Senato e la stampa parlamentare), è stato chiesto al presidente Renato Schifani del ddl bloccato proprio a Palazzo Madama e proprio dall’equo compenso Schifani è partito nel suo intervento:
Vigilerò sul tema. Il ministro Fornero mi ha telefonato qualche giorno fa per chiarirmi che non ha espresso parere negativo. La Commissione non potrà non tenere conto di questo orientamento del ministro. Fornero ha solo espresso una perplessità, ma tocca ad altri colleghi del Governo esprimersi sul disegno di legge.
Bene il segnale dato da Schifani: aprire con l’equo compenso la “Cerimonia del Ventaglio” non è cosa da poco. Meno bene il riferimento a chi deve dare il parere del Governo sul ddl: evidentemente, il presidente si riferisce al sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, che dovrà esprimersi finalmente in maniera ufficiale sul provvedimento. Ma quando? Possibile che ci voglia così tanto tempo?
Chiuso il “Ventaglio”, ci si trasferisce nella Sala Caduti di Nassirya (e qualcuno ironizza sul fatto che qui si è soliti allestire le camere ardenti dei senatori, sperando che non lo sia anche per l’equo compenso): la partecipazione di senatori e deputati è alta, buon segno, i colleghi sono tanti e la voglia di parlare pure.
L’inizio non è certo confortante: la senatrice Tamara Blazina, che fa parte della Commissione Lavoro, gela tutti gli entusiasmi informandoci che è stato costituito un “comitato ristretto” per “valutare la nuova legge sul mercato del lavoro e sue possibili sovrapposizioni con il ddl sull’equo compenso”. I commissari pare che non vogliano “rischiare che ciascun Ordine voglia una legge per sé”. La chiosa poi è ancora più sconfortante: “Dopo l’approfondimento vedremo se andare avanti”.
Insomma, tutto rinviato alle calende greche: una cosa che fa più male di un no bello chiaro.
Quello che non riesce a capire la senatrice Blazina e probabilmente tutta la Commissione Lavoro, ma che è scritto chiaramente nel parere legale che l’Associazione Stampa Romana si è fatto fare e ha inserito nella cartella stampa dell’evento, è che la nuova legge sul mercato del lavoro esclude del tutto i co.co.co. e i membri di Ordini professionali: che cosa c’azzecca dunque l’approfondimento alla ricerca di inesistenti sovrapposizioni?
Senza contare che continua la tiritera sui “giovani” giornalisti: a dir la verità, dei tanti che hanno interesse alla legge sull’equo compenso, solo una minoranza è giovane. Io stesso giovane non sono più (a 37 anni non sono un neofita) e non ho mai visto uno straccio di contratto giornalistico.
Due concetti, questi, che espliciterà a gran voce, a chiusura dell’incontro, Maurizio Bekar, che si prenderà l’applauso più caloroso della platea dei colleghi.
Quasi a fare da contraltare al gelo sceso nella sala, arriva subito l’intervento di Enzo Iacopino, che è l’alfiere della battaglia sull’equo compenso e che non le manda a dire di certo:
Perché il giornalista e sottosegretario Paolo Peluffo non scrive questo parere alla Commissione Lavoro? Non ci vuole poi tanto, né ci vuole tanto per approvare la legge: 15 minuti al massimo. Si vuole calendarizzare il ddl a settembre? Troppo tardi! Vero è che il presidente della Commissione, Pasquale Giuliano, mi ha detto che se mette in calendario anche l’equo compenso prima della pausa estiva, con tutti i provvedimenti e i pareri da dare, i commissari “lo uccidono”, ma temo che dietro questo rinvio ci sia una sigla: Fieg.
Noi abbiamo studiato e fatto i compiti: bastano 3 emendamenti e 15 minuti per approvare la legge, se si vuole! È una legge necessaria perché etica!
Vi racconto l’ultima: in Friuli una tv locale paga in una maniera curiosa, attraverso un conto corrente che ha uno scoperto di 10 mila euro. Cari parlamentari, volete essere complici anche di questo?
Dopo l’intervento del presidente, una serie di commenti politici interessanti, che vengono da parlamentari vicini alla nostra lotta ma purtroppo non sono quelli che dovranno votare il provvedimento:
Per Silvano Moffa (Pt) “non c’è legge in sede deliberante che possa durare così a lungo, mai successo nella storia parlamentare. Il Parlamento ha il primato sul Governo e in realtà bastano anche 15 secondi per approvare questa legge. Sono d’accordo sul fatto che calendarizzare a settembre il ddl è tardi: ci sono troppi lavori in autunno. Mi dissocio dalla sen. Blazina e dalla richiesta di un nuovo approfondimento perché è proprio la riforma del mercato del lavoro che pretende l’approvazione del ddl sull’equo compenso. Secondo me non c’è Peluffo che tenga… una legge approvata all’unanimità alla Camera con il parere favorevole del Governo non può essere bloccata al Senato: sarebbe un oltraggio alle istituzioni”.
Per il sen. Vincenzo Vita (Pd) “la Fornero ha equivocato la sua stessa riforma, visto che essa non riguarda gli iscritti agli albi professionali. Bisogna dire ad altra voce che il giornalismo precario è oggi una forma di schiavismo post moderno. Nell’era dei saperi, è nato lo schiavismo anche nelle attività intellettuali. Non si può giocare sugli equivoci perché non c’è un bollino su questo ddl: l’abbiamo adottato all’unanimità ed è in realtà solo un’aspirina”.
Per l’on. Enzo Carra (Udc) “i tempi sono strettissimi, anche perché si potrebbe andare a votare in autunno vanificando tutto il lavoro fatto finora. Alla Camera siamo stati rapidissimi per il ddl: il Governo ci mise 3 mesi per farci avere il parere e noi in 5 minuti abbiamo approvato il provvedimento. Ci sono troppi non detti su questo ddl: bisogna dire agli editori che se non seguono letteralmente la legge non prendono un euro di contributo pubblico, di questo hanno paura!”
Il sen. Elio Lannutti (Idv) è stato particolarmente colorito: “I tecnici non sanno di cosa si parla quando vengono in commissione. Questa jena piagnens della Fornero viene a fare la sua lezione in Commissione senza sapere di che parla… Questi tecnici che ne sanno delle paghe irrisorie dei giornalisti? Che ne sanno dei colleghi con la schiena dritta?”
Onesto il sen. Giacomo Santini (Pdl), che forse era passato per caso: “Di questo problema se ne parla poco in Parlamento. Da collega prometto che spenderò la mia amicizia con Pasquale Giuliano per farlo calendarizzare al più presto”.
Poi il capogruppo dell’Idv in Senato, Felice Belisario ha sgombrato il campo da un equivoco: “L’Idv non è contraria al ddl, ci spenderemo perché sia approvato. Al nostro ufficio stampa abbiamo 6 giornalisti contrattualizzati, niente co.co.co. o co.co.pro. o partite Iva, ma contratti giornalistici. Nessuno ce li ha in parlamento”.
Interviene per “Errori di Stampa” la collega Marta Rossi, che le canta precise precise:
Spesso noi precari siamo ostacolati anche dai colleghi contrattualizzati. Vogliamo solo l’applicazione del contratto nazionale. La legge sull’equo compenso serve anche per fermare lo sfruttamento dei precari da parte degli editori. Siamo in prima linea, con sindacato ed Ordine, per l’approvazione della legge. La non applicazione del contratto è una truffa ai danni di lavoratori, Inpgi, Casagit e Stato.
Finalmente si materializza in sala il presidente della Commissione Lavoro. Uno di quelli che può fare qualcosa materialmente, ma è una delusione. Prima cerca di giustificare il rallentamento dei lavori in commissione con la grande mole di provvedimenti arrivata, poi si compiace del dietro front della Fornero (ed afferma che farà finta di aver sentito solo le smentite fatte telefonicamente al presidente Iacopino e al presidente Schifani), ma alla fine continua a sostenere la necessità, al pari della collega Blazina, del comitato ristretto per verificare la compatibilità del ddl con la riforma del mercato del lavoro.
Insomma, si insiste su questo punto che si può tradurre solo in un modo: si dilazionano i lavori quel tanto che basta per farli stagnare ed arrivare a fine legislatura. Questo vogliamo impedire. Questo tutto l’arco costituzionale – tranne purtroppo i commissari presenti in Commissione Lavoro – chiede: fare in fretta.
Dopo gli interventi di Moira Di Mario e della rappresentante di “Gi.u.li.a.”, Maurizio Bekar dà voce davvero a tutti i precari:
Ho 53 anni e non ho mai avuto un contratto… Basta parlare di giovani! Ci sono tra di noi, ma non sono tutti. Abbiamo capito che si sta tentando di arrivare alla fine della legislatura nonostante l’unanimismo.
Il ddl non costa un euro allo Stato e non c’è bisogno di approfondimenti tecnici. La riforma del mercato del lavoro non incide su cococo e iscritti agli albi: questo è chiarissimo! Quali approfondimenti servono?
A chi dà fastidio questo ddl? Ai datori di lavoro…ovvio! Il giornalista non ha clienti ma datori di lavoro! Siamo pagati a cottimo!
Chiude Roberto Natale, presidente della FNSI, con una frase ad effetto, purtroppo vera: “Il ddl non è contro gli editori, ma contro i pirati che fanno caporalato”. Evidentemente tutti gli editori sono ormai pirati.
Poi, una carrambata, annunciata dal presidente Iacopino, che ha ricevuto questa mail da una collega che si era rivolta alla Presidenza del Consiglio per segnalare i ritardi nell’approvazione dell’equo compenso:
Grazie per averci scritto. Il Governo è particolarmente attento alla voce dei cittadini ……. I rallentamenti nellapprovazione del testo sono stati causati dalla necessità di inserire nell’agenda dei lavori parlamentari la discussione e approvazione di altri provvedimenti, ritenuti prioritari. Il disegno di legge, tuttavia, non è stato accantonato. Il Governo ha già espresso parere favorevole, per il tramite del Sottosegretario all’editoria, Paolo Peluffo. Recentemente, è intervenuto sul tema anche il Presidente della Repubblica. So che c’è un largo consenso tra le forze politiche ha dichiarato il Presidente a volte per fortuna questo accade, mi auguro che nel secondo ramo del Parlamento e cioè al Senato, si proceda rapidamente. Il capo dello Stato ha anche preso l’impegno di segnalare la questione al Presidente del Senato. Le suggeriamo quindi di monitorare l’andamento dei lavori del Senato per avere notizie in merito allo stato di avanzamento del provvedimento. I lavori possono essere seguiti attraverso questo link: http://www.senato.it/lavori/index.htm. Le ricordiamo inoltre che ha facoltà di scrivere agli onorevoli Deputati e Senatori, illustrando loro le sue osservazioni e richieste. Cordiali saluti,Ufficio stampa e del Portavoce
Insomma, una risata liberatoria ma amara chiude l’incontro. Che certamente è andato bene, ma che non ci ha dato alcuna certezza positiva. Infatti, l’intento dilatorio della Commissione è venuto allo scoperto, ma finalmente sappiamo chi è con noi è chi è contro di noi. Adesso vanno solo moltiplicati gli sforzi su tutti i parlamentari, su tutte le forze politiche, su tutto l’arco costituzionale perché si faccia capire ai commissari che dovranno votare a settembre (si spera) che l’equo compenso è una norma di civiltà ed è soprattutto un presidio di libertà e di indipendenza dei giornalisti, come hanno scritto chiaramente il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il suo omologo del Senato, Renato Schifani, nei loro messaggi scritti ai partecipanti all’incontro di ieri.
Ci riusciremo? Sperare non è vietato. Impegnarsi è un obbligo morale!