Elsa Fornero nega di avere dato parere negativo all’equo compenso. Ma lo fa al telefono, non in un atto ufficiale
Ma il parere del Governo, per bocca del ministro del Lavoro Elsa Fornero, sull’equo compenso è favorevole, contrario o neutro? Se ci atteniamo al resoconto sommario (per lo stenografico, a meno che di non andarcelo a prendere direttamente a Palazzo Madama, occorre aspettare un po’, visto che sul sito del Senato si è fermi al 13 giugno con gli stenografici di commissione), il giudizio è impietoso.
A “complicare” la valutazione c’è stata ieri una telefonata: quella dello stesso ministro al presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino.
Ecco come l’ha sintetizzata lui stesso sul suo profilo Facebook:
EQUO COMPENSO/PARLA ELSA FORNERO: Dodici minuti di telefonata. Una voce:”Accetta di parlare col ministro Fornero?” Certamente, rispondo. Eccola, con una sola intenzione: “Io non ho bloccato la legge sull’equo compenso e non ho dato parere contrario. Ho solo manifestato una forte perplessità”. Rispondo: “Ministro ho il testo stenografico del suo intervento, ma in ogni caso quel che conta è come è stato percepito dalla commissione Lavoro. Diciamoglielo che lei non ha dato parere contrario”. Glielo stiamo dicendo così perché da ore sto aspettando una telefonata, che non arriva, per concordare un testo che mi sarebbe piaciuto venisse direttamente dal Ministero. Confido venga più tardi o domani: ma non potevo nascondervi più questa novità. Grazie a tanti. A tanti, anche al ministro per il chiarimento. Avere fede aiuta.
Allora, in una telefonata privata il ministro smentisce ciò che invece è scritto nero su bianco sul resoconto ufficiale di una commissione di uno dei due rami del Parlamento. Bene ha fatto il presidente Iacopino ad esortare la prof.ssa Fornero a rendere ufficiale questa sua posizione.
Lo farà? Ne dubito.
Intanto, tra i sostenitori “istituzionali” dell’equo compenso, dopo la prima e seconda carica dello Stato si è aggiunta la terza: il presidente della Camera, Gianfranco Fini, infatti, ha recentemente dichiarato:
Alcuni compensi di giornalisti pagati a pezzo contrastano con il minimo di giustizia sociale che dovrebbe esserci. Auspico che ne siano consapevoli anche gli editori
Insomma, la solidarietà istituzionale è ormai completa: basterà per sbloccare il disegno di legge in Commissione Lavoro? Se la legislatura reggerà fino a primavera, una possibilità forse ci sarà, ma se le voci su una strategia già ben disegnata per andare alle elezioni in autunno si rivelassero fondate, ritengo che non ci sarebbe più il tempo per riprendere il discorso, a meno di un miracoloso tour de force agostano. Spero che se ne sappia di più martedì prossimo, 31 luglio, all’incontro in Senato con i componenti della Commissione e con i parlamentari che hanno appoggiato da sempre questa lotta sacrosanta per l’equo compenso giornalistico.
Parafrasando il presidente Iacopino: “Avere fede aiuta”. Ma purtroppo non basta.
Intanto, continua la mobilitazione sul web, sulle bacheche Facebook, sulle caselle mail dei senatori. Non allentiamo la presa!