Il Governo si toglie la maschera: il ministro Fornero “non vede la ragione” della legge sull’equo compenso
Finalmente è stato detto con chiarezza: il Governo dà il proprio parere negativo all’approvazione della legge sull’equo compenso giornalistico, in corso di discussione, in sede deliberante, nella Commissione Lavoro del Senato. Lo ha ribadito con parole di limpidezza cristallina il ministro del Lavoro, Elsa Fornero.
Paradossalmente, questo parere negativo è dello stesso Governo che alla Camera, in primavera, diede un parere positivo alla legge: misteri della fede? O potenza delle lobby che da mesi fanno un pressing asfissiante sull’esecutivo e sui parlamentari?
Non ho a disposizione il resoconto stenografico della seduta di Commissione (purtroppo il sito del Senato è molto più lento nell’aggiornamento rispetto a quello della Camera dei Deputati, che invece segue quasi ad horas lo svolgimento dei lavori parlamentari), ma la fonte di questa notizia è la sempre aggiornata bacheca Facebook del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino:
FORNERO DICE NO. La vergogna si è consumata. Il ministro del Lavoro ha detto no, smentendo lo stesso governo del quale fa parte, alla legge sull’equo compenso. “Non ne vedo la ragione”, ha detto alla commissione Lavoro del Senato. Si capisce: che cosa volete ne sappia il ministro di giornalisti pagati pochi euro ad articolo? Il presidente della commissione Lavoro, Pasquale Giuliano, ha insistito. Le ha fatto presente che dalla maggioranza che sostiene il governo arrivano pressioni concordanti per l’approvazione della norma. Niente da fare. Il senatore Giuliano, comunque, ha deciso: “Noi andiamo avanti, anche con il parere contrario del governo”. Alla domanda se pensano di poterla approvare ugualmente, la risposta è stata asciutta: “Sì”.
Proviamo ad avere fiducia.
C’è dunque un barlume di speranza, così sembrerebbe leggendo le ultime righe, anche se non credo bisogna farsi più di tanto illusioni: cercheremo di valutare il comportamento dei componenti della Commissione Lavoro nell’incontro previsto martedì prossimo, 31 luglio, proprio in Senato, dove dovrei essere anch’io. Da quel confronto e dal successivo svolgersi dell’esame del disegno di legge sapremo chi ha detto la verità, chi si è impegnato davvero per un provvedimento sacrosanto, importante e fondamentale corollario della Carta di Firenze.
Fa piacere sapere che anche la Fnsi ha ormai sposato in pieno la causa dell’equo compenso. Appena si è diffusa la notizia dell’intervento del ministro Fornero in Commissione Lavoro, è stato inviato in rete un duro comunicato:
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Poco fa, è arrivata anche la tagliente dichiarazione di Enzo Iacopino raccolta dall’Ansa:
GIORNALISTI: ORDINE, DA FORNERO NO A LEGGE EQUO COMPENSO
IACOPINO, ‘UNA VERGOGNA, MINISTRO SMENTISCE GOVERNO’
(ANSA) – ROMA, 24 LUG – ”Il ministro Fornero ha detto ‘no’
all’approvazione della legge sull’equo compenso”. Ed
annunciarlo e’ Enzo Iacopiano, presidente dell’Ordine nazionale
dei giornalisti, che commenta: ”La vergogna si e’ consumata”.
Per Iacopino, il ministro ”smentisce lo stesso governo del
quale fa parte che aveva dato un parere favorevole in occasione
della prima lettura e oltraggia la volonta’ della Camera, che
aveva approvato la norma alla unanimita’. Cadono nel vuoto
l’appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e
del presidente del Senato il quale, d’intesa con il senatore
Pasquale Giuliano, che presiede la commissione Lavoro, sapra’
certamente tutelare le prerogative del Parlamento. Il parere del
governo non e’, infatti, vincolante”.
”Una domanda: agli interessi di quale lobby risponde un
atteggiamento come questo? Un secondo quesito: davvero – si
chiede Iacopino in conclusione – i parlamentari decideranno di
far spazzare via da un diktat una azione di moralizzazione nel
delicato mondo dell’informazione?”.
Il sindacato dei giornalisti non starà a guardare. Il provvedimento per l’equo compenso è una risposta di civiltà contro il vero e proprio “caporalato” che affligge larghe aree dell’informazione, e permette a troppi editori senza scrupoli di sfruttare oltre ogni limite il lavoro dei giornalisti praticando, inoltre, una concorrenza sleale ai danni degli imprenditori corretti. Il governo non può dire di voler combattere la precarietà e l’illegalità nel lavoro e poi apparire e essere incoerente. Peraltro, nel Paese che assume a tempo indeterminato il Direttore Generale della Rai, è semplicemente inaccettabile che debbano continuare ad essere “flessibili” coloro che vengono pagati 3 euro a pezzo”.