La “Carta di Firenze” è realtà: ora tocca a noi farla applicare!
Il momento tanto atteso è arrivato attorno alle 12.50, dopo una mattinata tutt’altro che tranquilla, tra una tavola rotonda che poco ha detto alla platea e una contestazione dopo l’altra su alcuni aspetti che però c’entravano poco o nulla con i contenuti che potevano essere fissati dall’assemblea: la “Carta di Firenze” sul precariato giornalistico è stata approvata e passa ora al vaglio del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti al quale il presidente, Enzo Iacopino, ammirabile per la sua tenacia nel volere fortemente questo documento deontologico a dispetto di perplessità e di problemi di ogni genere, conta di presentarlo nella seduta di dicembre.
In attesa di avere in formato digitale sia il testo della “Carta di Firenze”, sia dell’ordine del giorno allegato che chiede alcuni impegni di natura anche sindacale, si possono sintetizzare in alcuni brevi punti ciò che il documento chiede:
- “politiche attive contro la precarietà” e un “Osservatorio permanente” costituito da Ordine dei Giornalisti e Fnsi per vigilare sul rispetto delle regole;
- Ordine e Sindacato dovranno favorire “forme di regolarizzazione contrattuale”, e l'”avviamento verso contratti a tempo indeterminato ed equi”, in caso di nuove assunzioni valorizzando “le professionalità già operanti in azienda”;
- le aziende dovranno poi rispettare i “limiti di legge” per l’impiego di stagisti e tirocinanti;
- gli iscritti all’Ordine si impegnano a non accettare corrispettivi “inadeguati o indecorosi per il lavoro giornalistico prestato” e le occasioni di mancato rispetto della dignità professionale “dovranno essere segnalate ai Consigli regionali dell’Ordine”;
- tutti si dovranno impegnare affinché il lavoro sia “retribuito anche se non pubblicato” e affinché i pensionati “non siano impiegati da medesimo datore di lavoro con forme di lavoro autonomo”.
Il mancato rispetto delle regole prevede l’avvio di procedimenti disciplinari.
Troppo poco? Secondo me, il risultato ottenuto è equo e va considerato che in poco tempo, “dal basso”, i precari del giornalismo da “fantasmi silenti” dell’informazione, per nulla considerati dagli editori e troppo spesso anche dai colleghi, a partire dalle associazioni regionali della stampa (del tutto inadeguate in molti casi), sono diventati il centro del dibattito sulla professione e quindi ora sarà impossibile cancellare le loro rivendicazioni e la loro stessa presenza che a volte dà fastidio. “Questo – ha detto giustamente il presidente Iacopino – è un punto di non ritorno”.
Poi c’è il fatto che finalmente i precari si sono visti, si sono parlati, si sono conosciuti, anche al di là degli schermi dei pc, hanno saldato amicizie professional: abbiamo capito e fatto capire agli “altri” che ora siamo consapevoli di essere una forza e che non molleremo.
Il percorso è avviato e, come osservavano molti colleghi, ora tocca a tutti i giornalisti far rispettare questa carta deontologica e da essa (ri)partire per continuare una lotta che è di dignità, di libertà, di democrazia, quindi è sindacale, oltre che deontologica.
Un ringraziamento speciale penso che vada al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che con il suo messaggio alto e nobile ha “costretto” molte testate giornalistiche a seguire la due-giorni di Firenze (che purtroppo in troppi giornali è finita nelle brevi o addirittura non presente… vedremo domani).
«Vorrei esprimere il vivo apprezzamento per la decisione dell’Ordine dei giornalisti di essere vicino agli “ultimi” della professione.
Già all’inizio dell’anno, in occasione della giornata dell’informazione al Quirinale, ho avuto modo di richiamare l’attenzione delle istituzioni sui problemi e sui motivi di preoccupazione che travagliano la delicata professione giornalistica, indicando proprio il malessere e l’assillo del precariato tra i punti più critici.
Rinnovo con convinzione l’auspicio che tutte le parti in causa concorrano alla salvaguardia e alla valorizzazione di quel capitale umano, con le sue risorse di creatività e d’innovazione, costituito da tanti giovani – e ormai anche non più tanto giovani – che quotidianamente operano in una realtà globale percorsa da forti tensioni e intensi cambiamenti.
Abbiamo il dovere di credere nel loro futuro, e impegnarci perchè anche i giovani professionisti dell’informazione possano contribuire a sviluppare il rapporto con le istituzioni nel segno della comune responsabilità verso i principi costituzionali di libertà e di pluralismo».
Grazie, Presidente!
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