Ascoli Games & Fujiko Mon Amour: il cuore di bambino non smette mai di batterci dentro!
Un bel tuffo nella mia infanzia, fatto “da grande” e “con i grandi”: è questa in sintesi la migliore descrizione del pomeriggio e della serata che ho vissuto ieri ad Ascoli Piceno, dove io ormai sono quasi “di casa”. A movimentare il centro storico c’era, oltre a “Pompieropoli” (del cui nome vorrei beccare il geniale e comicamente inconsapevole creatore), ossia una sorta di “caserma aperta” dei Vigili del Fuoco, sistemata però in piazza Arringo, la quinta edizione di “Ascoli Games“, di cui la Kairòs Media per il primo ha curato la comunicazione come media partner.
In realtà la manifestazione era iniziata già dal sabato e, in linea con la sua tradizione, proponeva tornei e sfide di ogni gioco possibile ed immaginabile: da Risiko a Monopoly, dallo Yu-ghi-oh ai videogames, in un continuo e fantastico mescolarsi di passato e presente. Una serie di stand a tema, sistemati nello splendido Chiostro di San Francesco (o piazza della Verdura che dir si voglia), dimostrava che i fumetti, i cartoni animati e i giochi sono cose assolutamente serie. La “popolazione” che affollava i tornei era quasi tutta “over 30”, per non parlare dei cosplayers, ossia quegli appassionati che letteralmente si sono trasformati nei propri beniamini animati, con costumi originali e divertentissimi, giudicati poi da una severa giuria per il premio finale: insomma, una lieta baraonda di maturi ingegneri, chimici, fisici, professori, avvocati con un cuore di adolescenti, che in maniera molto professionale si sono “calati” nella parte.
Un’organizzazione perfetta anche se genuinamente amatoriale ha permesso a tutti di divertirsi e di confrontarsi tra generazioni su un terreno comune, quello dei giochi e dei fumetti: uniti dalla passione ed anche dal “ramen”, i tradizionali “spaghetti” che si vedono nei cartoni animati giapponesi, venduti in scatolette di plastica tipo yogurt in diversi gusti e che non ho avuto cuore di assaggiare (spaghetti in confezione di plastica? Da riscaldare al microonde? Made in Australia ed importati a Vercelli? Non sia mai!!!), a differenza del disinvolto sindaco di Ascoli, che non ho mai mancato di incontrare in tutte le iniziative ascolane dal taglio hi-tech (ed anche questa lo era).
A coronamento di un week-end spensierato, all’ora dell’aperitivo serale, sono saliti sul palco i Fujiko Mon Amour. Dichiaro anticipatamente che due dei suoi componenti sono amici di vecchia data e membri del direttivo del mitico e mai disciolto MZAC (Movimento Zitelloni di Azione Cattolica, nato il 6 ottobre di dieci anni fa proprio ad Ascoli Piceno, dopo un’idea partorita tra mailing list dei Giovani di AC e campo nazionale), un terzo è diventato amico negli anni e il resto della band l’ho conosciuto direttamente a cena ieri sera. Quindi non mi si può tacciare di “pubblicità occulta” o di “partigianeria nascosta”.
Era da un po’ di tempo che li volevo sentir suonare e devo dire che il loro concerto è stata un’esperienza travolgente: non è che sia difficile, con il repertorio che hanno, che spazia in tutta la produzione musicale da cartoni animati dagli anni Settanta ad oggi… Un’ora e 50 minuti di entusiasmo e di canti a squarciagola, che mi hanno riportato (insieme ai più di trecento presenti nel chiostro) in un magico viaggio nel tempo della mia infanzia e della mia adolescenza… Con le introduzioni “acculturate” di Giulio, chitarrista, la voce potente di Francesco, le voci-guida di Terry e Silvia, le tastiere di Marco, e poi ancora Andrea, Claudio, Paolo, Giovanni, sono volati i minuti e poi le ore, travolti dai ricordi e dalle invenzioni musicali del gruppo.
Ho fatto un video, al secondo brano, che tra l’altro non è neppure stato il migliore della serata, ma può dare l’idea dell’atmosfera di ieri.
Insomma, un’iniziativa assolutamente positiva, che crea movimento e interesse, che smuove appassionati da ogni parte d’Italia e che rimane nella memoria: un esempio, insomma, di come con una buona idea si possa promuovere in maniera eccellente una città.