Un ottimo recupero (ma con un neo non indifferente)
Da quando ho iniziato a frequentare Ascoli Piceno, prima per i cari amici che vi si trovano, poi per lavoro, ho sempre avuto il desiderio di visitare il Forte Malatesta, che è proprio all’ingresso della città, che incombe sul fiume e sembra difendere con naturalezza la parte antica del centro storico. Il Forte, che risale al XIV secolo, è stato di recente recuperato (l’anno scorso è stato ufficialmente riaperto) ed è sede di importanti mostre artistiche, oltre che rinomata location per eventi culturali e convegni.
La sera dell’1 giugno, approfittando dell’apertura straordinaria notturna del forte, sono riuscito finalmente a visitarlo, rendendomi conto della grande potenzialità che ha come luogo di arte e di cultura, ma anche di aggregazione: un lavoro di recupero davvero ben fatto, che ha arricchito di molto l’immagine della città, che era già una delle più affascinanti del centro Italia, grazie alle vestigia che racchiude. Tuttavia, un neo mina il grande lavoro fatto per il recupero della struttura.
Infatti, dopo un bel giro all’interno del forte, sono stato accompagnato all’esterno, per vedere il ponte sul fossato e avere la possibilità anche di fare il giro delle mura esterne grazie ad una lunga teoria di scale. Ebbene: nonostante il pesante cancello che teoricamente dovrebbe garantire sicurezza e controllo
nei confronti di chi va a passeggiare in un angolo che è davvero delizioso come panorama, si capisce subito che c’è qualcosa che “stona”.
Il camminamento che porta al ponte è mal tenuto, con materiali di risulta dei lavori realizzati ancora in loco (nonostante sia passato quasi un anno dalla fine degli stessi), il muretto che dovrebbe proteggere i passi di chi si avventura è basso e in alcuni punti rotto, così da creare un reale pericolo (soprattutto per i bambini), la vegetazione non è per nulla curata; ma, quel che più fa male constatare in un posto che potrebbe tranquillamente essere eletto come meta di passeggiate estive notturne (anche molto romantiche), si evidenzia in maniera tragica la mancanza totale di controllo e sorveglianza in un monumento di questa importanza, guardando con attenzione (e quanta ce ne vuole per non farsi male!) a terra. In bella vista, soprattutto sulla parte coperta del ponte sul fossato, ci sono siringhe usate, segno che il camminamento è meta di
tossicodipendenti che senza paura di essere scoperti (quindi sanno bene che controllo non ce n’è) usano un incantevole scenario per il loro tributo alla droga.
Senza contare, ovviamente, le immancabili e stupide scritte che imbrattano le antiche pietre che formano il ponte.
Un peccato per una struttura così bella e così funzionale, che dovrebbe essere difesa in maniera più incisiva per far sì che la popolazione possa tornare a “riappropriarsene” e “viverla” pienamente, obiettivo – credo – dell’amministrazione comunale che ha posto mano (e risorse) alla riqualificazione complessiva del forte.
Quel che mi ha stupito, da giornalista e in considerazione della facilità con la quale
mi sono accorto della problematica e l’ho documentata con semplici foto, è che sono andato per curiosità a verificare gli archivi elettronici dei giornali locali degli ultimi mesi e non ho trovato una sola riga relativa a questa problematica.
Forse – mi sono detto – è una nuova realtà, legata all’estate, visto che questa è la prima “bella stagione” piena che il forte vive dalla sua riapertura, ma una rapida chiacchierata con i miei amici ascolani mi ha confermato che la situazione non è certo di questi giorni.
Beh, a dir la verità i colleghi ascolani sono un paio di mesi che sono impegnati (forse troppo) nel racconto di ogni minimo dettaglio (forse anche troppo minimi) della vicenda di cronaca accaduta – pare – tra Colle San Marco e Ripe di Civitella (una vicenda che per la sua caratteristica “di confine” viene replicata ed amplificata in maniera massiccia nelle Marche come in Abruzzo) e quindi probabilmente sono distratti da uno dei cardini delle cosiddette “cinque S” che catturano l’attenzione dei lettori di giornali, secondo una vecchia, consolidata, ma davvero pessima abitudine.
Ma credo che non ci voglia poi tanto per risolvere questo problema: uno o più vigilantes, un servizio di telecamere a circuito chiuso, educazione civica tra i cittadini. Poche azioni, ma importanti, che potrebbero moltiplicare a dismisura il rendimento dell’investimento lodevolmente fatto dal Comune di Ascoli Piceno per la riapertura del Forte Malatesta, che rimane una bellissima meta da visitare.