Solidarietà al collega giornalista Gianluca Lettieri

Conosco Gianluca Lettieri da quando muoveva i primi passi nel mondo del giornalismo: faceva parte di quella “generazione nuova” di giovanissimi colleghi che si avvicinava alla professione nel momento in cui drammaticamente si andavano palesando i segni della crisi di una professione che lasciava poco spazio alle speranze e, come pochi altri, pur consapevole di queste difficoltà oggettive, era determinato a intraprendere un mestiere affascinante ma duro, specie in una realtà di provincia come la nostra. Lo ricordo, professionalmente, sempre attento e consapevole, pronto ad ascoltare consigli e ligio al rispetto di tutti coloro con i quali veniva a contatto.
Undici anni fa io ho scelto un altro percorso di vita, ma ho seguito – tramite gli articoli sui quotidiani locali – le sue vicende professionali e la sua crescita all’interno della nostra realtà informativa locale e ho sempre letto e ascoltato giudizi lusinghieri sul suo conto.
Venire a conoscenza oggi che il suo nome è comparso in uno striscione anonimo di sedicenti tifosi di calcio che lo etichettavano come “nemico della città” (di Chieti) insieme al quotidiano per cui lavora in maniera egregia, Il Centro – Quotidiano d’Abruzzo, mi ha rattristato non poco, perché conferma quanto sia degradata la situazione di una società cosiddetta civile che non ammette più pareri dissonanti o che incasella tutti come individui “pro” o “contro”, non accettando il confronto delle idee, anche se aperto, leale, senza mezze parole, franco, rude.
Vero è che il giornalismo non se la passa bene, per la precarietà a cui la stragrande maggioranza dei colleghi sono condannati e per la sproporzione che si allarga tra i cosiddetti “garantiti” (che lo sono sempre meno, però) e i “freelance”, senza contare l’enorme mole di pubblicisti che giornalisti lo sono solo perché hanno il tesserino in tasca (come se fosse un totem) e non perché effettivamente si dedicano a questo mestiere, sempre più difficile e sempre più svilito. Tuttavia, il giornalismo è sempre uno dei baluardi della libertà di un popolo, quindi va difeso comunque e ancor di più quando si attaccano i colleghi per il solo fatto di aver fatto il proprio lavoro e il proprio dovere, professionale e deontologico.
Un abbraccio di solidarietà a Gianluca, alla redazione de Il Centro, a tutti i colleghi che hanno fatto parte della mia “prima vita professionale” e che non mollano nonostante le tante difficoltà!