“Ce l’ho sulla punta della lingua”, il mio nuovo progetto didattico per migliorare il lessico
Nel 2016, prima di lasciarci per sempre, il prof. Tullio De Mauro, illustre linguista, componeva la nuova edizione del “Vocabolario di Base della lingua italiana”, che raccoglie due categorie di vocaboli: 1) i vocaboli di maggior uso nei testi di una lingua in un dato momento storico, di cui danno conto i cosiddetti dizionari di frequenza delle varie lingue; 2) i vocaboli che, anche se in realtà poco usati parlando o scrivendo, sono percepiti e sentiti da chi usa una lingua come aventi una disponibilità pari o perfino superiore ai vocaboli di maggior uso.
I vocaboli di maggior uso sono ricavati dall’analisi statistica dei testi o di un campione di testi di una lingua.
I vocaboli di maggiore disponibilità sono ricavabili soltanto da un’indagine su parlanti viventi al momento dell’indagine.
La prima edizione di questo tipo di vocabolario era uscita nel 1980 e oggettivamente raccoglieva molte più parole di oggi. Nel 2016, infatti, De Mauro indicava in circa 2000 i vocaboli di maggior uso e in totale in 7000 i vocaboli percepiti come “disponibili” dai parlanti. Un restringimento ampio del vocabolario di ciascun parlante.
Come a dire che abbiamo aumentato il livello di scolarità media, ma abbiamo diminuito la capacità di esprimerci, spesso drammaticamente.
Se mancano le parole, manca anche la capacità di dare parola alle idee… Quante volte, semplicemente, ci siamo trovati a dire “Ce l’ho sulla punta della lingua”, senza riuscire a trovare l’esatto termine che esprimesse la nostra intenzione linguistica?
Per questo da tempo avevo pensato di trasferire sul web una pratica che utilizzo in classe, quella di imparare almeno una nuova parola a lezione, così da ampliare il lessico, ahinoi davvero povero, dei ragazzi delle scuole medie.
Imparare una parola però non basta, occorre renderla “quotidiana”, per far sì che la possiamo usare proprio quando ci serve, magari per sostituire un vocabolo che è stra-utilizzato o che non dice precisamente quello che vogliamo esprimere. Per questo bisogna capire l’uso pratico di ogni parola nuova, così da poterla far diventare “familiare”.
Questo è quello che si propone il progetto, per ora sperimentale, che prende il nome proprio da quella frase che di solito diciamo… quando ci manca la parola giusta.
Una parola al giorno, solo una, per gustare poco alla volta la ricchezza dell’italiano, lingua meravigliosa e versatile, che ha scritto capolavori immortali. Poche indicazioni per ogni lemma: la categoria grammaticale, l’uso quotidiano e soprattutto l’etimologia, perché solo conoscendo l’affascinante storia delle parole, possiamo capirne l’uso nella sua pienezza.
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