Dopo trent’anni riprende la vicenda di Alex e Aidi, grazie a “Due” di Enrico Brizzi
Terminare “Due” di Enrico Brizzi proprio di ritorno dalla fiera “Più libri, più liberi”, sull’autobus del ritorno, è stato significativo e mi ha fatto gustare con più passione la seconda parte del libro che attendevo da trent’anni. Colpi di scena prevedibili ma non meno intensi e partecipati, la scelta di scrivere i capitoli “a due voci” per unire, anche se cronologicamente sfalsate, due esperienze di solitudine che non possono che fare paura e quindi portare a compiere azioni stupide e illogiche, ma che non raccontano nulla di chi si è veramente. La vicenda di Alex e Aidi si dipana con un punto ben preciso: la vita è imprevedibile, nulla è programmabile, tutto cambia, per questo nessuno è autorizzato a pontificare giudizi definitivi.
Ma soprattutto, alla fine, quello che conta è ciò che il cuore suggerisce e il cuore ha delle ragioni che la ragione non comprende. Pertanto, è inutile stare a rincorrere schemi e meriti e vendette e impuntature e gelosie e idee di perfezione: chi ama, ama. Punto.
Citazione assoluta del libro, sulla quale dovrei meditare molto: “Si può soffocare qualcuno anche a forza di premure”.
Libro straordinario per chi ha vissuto intensamente “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, impossibile per chi non ha vissuto gli anni Novanta (specie per lo slang, abbondantemente presente soprattutto nella prima parte del testo), sorprendentemente scontato (è un complimento, per fugare ogni dubbio!): lo rileggerei mille e mille volte, come ho già fatto negli ultimi trent’anni con il primo.